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Incubo scaffali vuoti: dobbiamo riempire la dispensa di pasta?

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La Guerra tra Russia e Ucraina, anche se relativamente lontana, ci riporta ad un pensiero che non avremmo più voluto vedere dai tempi del Covid, gli scaffali vuoti.

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Siamo una civiltà moderna, iperconnessa, tecnologicamente (abbastanza) avanzata. L’IA sta facendo capolino dalla porta d’ingresso e le case diventano sempre più “Smart”. Ma gli eventi che stanno accadendo contrastano con la visione di un “mondo migliore” che tutti cercano di intravedere, per raggiungerlo presto. Il Covid ha dato già una piccola grande “lezione”: siamo fragili e soprattutto non possiamo più permetterci di ignorare cosa succede al di là del cortile di casa.

Dopo la pandemia, nemmeno il tempo di far arrivare la primavera e la fine dell’emergenza, si sono estesi i problemi economici. Il rincaro dei prezzi di carburanti ed energia è solo l’ultimo in ordine temporale. E adesso la Guerra tra Russia e Ucraina. Si comincia a temere il peggio, si “torna indietro” e ci si dimentica per un attimo di auto all’avanguardia, canali in Ultra HD, shopping compulsivo, e si pensa a fare scorta di cibo. Comincia a serpeggiare il dubbio. Basta fare due conti: i prezzi dell’energia salgono, le aziende producono di meno se non chiudono del tutto, siamo dipendenti dall’energia degli altri Stati e tantissime materie prime che circolano ogni giorno provengono dall’Est. Insomma, è davvero probabile che (chissà per quanto tempo) molti prodotti saranno più difficili da reperire.

Scaffali vuoti, succederà davvero?

Per capire se ci troveremo presto davanti a uno scenario come quello del 2020 possiamo prendere in considerazione una serie di eventi che si stanno verificando in contemporanea. L’aumento dei prezzi di carburante ha mobilitato i camionisti, che hanno proclamato uno sciopero. Sempre il caro energia sta facendo chiudere alcune aziende alimentari, che non riescono a sostenere i costi di produzione. Un famoso pastificio è in allarme perché le materie prime sono bloccate a causa della Guerra.

Al Sud, sembra che al momento la situazione sia già in stato di “pre-allerta”. La dichiarazione di Massimiliano Fedriga lascia adito a poche interpretazioni. Riferisce infatti che: “la situazione che si sta determinando a seguito dell’aumento delle tariffe dell’energia elettrica e del rincaro dei carburanti sta diventando preoccupante anche in relazione alle proteste degli autotrasportatori. C’è il rischio di possibili blocchi di approvvigionamento e di circolazione delle merci, in particolar modo nelle Regioni del Mezzogiorno. Per questo motivo – conclude Fedriga – chiediamo che il Governo attivi al più presto su questi temi un tavolo di confronto con le Regioni coinvolte

Cosa fare se la situazione degenera

Bisogna innanzitutto pensare in maniera “lucida”: almeno per ora le scorte ci sono, ed è davvero improbabile che manchino risorse alimentari per il soddisfacimento dei bisogni degli italiani. Certo, magari ci sarà un po’ meno scelta. Ma esistono anche alternative ai cibi che consumiamo tutti i giorni. Sicuramente molti ancora ricordano di aver mangiato le “penne lisce”, le uniche a scaffale, proprio nel 2020.

Noi italiani siamo culturalmente abituati ad “arrangiarci con poco”. La dieta mediterranea, tra l’altro una delle più salutari al mondo, permette di variare il menù e di nutrirsi a sufficienza anche con piatti “poveri”. Ma comunque un po’ di precauzione non guasta. Ci sono alcuni alimenti a lunga conservazione che forse è bene reperire già da ora, ma soprattutto per un fatto di prezzo. Olio, pasta, cioccolata, farina (e il lievito!), caffè, ma anche insaccati e marmellata potrebbero diventare “inarrivabili” per molti portafogli. Perché è molto più probabile che, anche con gli scaffali pieni, far la spesa serenamente sarà un po’ più difficile. Forse la “transizione ecologica” passa anche da qui: meno spreco alimentare, meno consumi futili e più passeggiate a piedi per comprare ciò che (veramente) serve.

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