Arrivano le sanzioni alla Russia, ma cosa significa in termini economici per l’Italia? Sono molte le ripercussioni che peseranno più in Europa che negli Stati Uniti.
Il primo pensiero riguardo al conflitto russo va alla popolazione ucraina in difficoltà. Le immagini provenienti da vari canali di informazione e social mostrano tutta la brutalità di una guerra che non ha mai senso. E sebbene questa in particolare si stia combattendo su altre “dimensioni” oltre a quella terrestre, ad essere colpita maggiormente è l’umanità. Le riflessioni si susseguono, e ciò che sta avvenendo in questi ultimi drammatici giorni avrà conseguenze ad ampio raggio. Non solo per il Cremlino, colpito duramente dalle sanzioni economiche imposte da UE e Stati Uniti. Perché c’è un effetto boomerang che sta per scagliarsi dritto contro la nostra economia. Cerchiamo di capire meglio il perché, e quali settori verranno più danneggiati da queste manovre.
La Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato “Un pacchetto di sanzioni massicce e mirate che colpiscono il 70% del sistema bancario e finanziario russo“. E non si è risparmiata nell’esporre ciò che è stato deciso per contrastare “l’avanzata russa”.
“Introdurremo misure restrittive contro i più importanti settori dell’economia della Bielorussia. Stop all’export di prodotti come carburanti minerali, tabacco, legname, cemento, ferro e acciaio. E sarà esteso il divieto di scambi commerciali. Stop alle transazioni con la banca centrale russa e congelamento dei suoi asset all’estero. Esclusione di importanti banche russe da Swift“. La Von der Leyen ha sottolineato inoltre che “saranno colpiti gli asset degli oligarchi russi“. E conclude con: “L’Ucraina è una di noi e la vogliamo nell’Unione europea.”
Sono parole forti, cui seguiranno azioni forti. Ma non solo la Russia deve prepararsi a versare “lacrime e sangue”. In un’Italia già fortemente indebolita dalla crisi sanitaria e da due anni di pandemia, sta per arrivare un’altra “mazzata” economica. Ecco gli scenari che ci spettano.
I primi problemi si ripercuoteranno inevitabilmente su due comparti: energia e commercio. Come sappiamo, la maggior parte dei Paesi UE dipende dal Gas russo e i prezzi hanno già cominciato a subire altri aumenti. Le cifre erano insostenibili già dalla fine dello scorso anno. Ricordiamo che già da giugno scorso il Cremlino aveva “tagliato” il 25% delle forniture. Le mosse previste dal Presidente Draghi forse ammortizzeranno un po’, ma ci vuole del tempo. Nel mentre, gli aumenti energetici stanno facendo schizzare alle stelle anche i prezzi di molti beni di consumo, alimentari in primis.
Il comparto economico di tutta Europa può rischiare molto perché, a differenza degli Stati Uniti, i rapporti commerciali con la Russia da noi sono molto ampi. L’ambasciatore italiano a Mosca, Pasquale Terracciano, ci ricorda che “le nostre esportazioni in Russia sfioravano i 15 miliardi di dollari nel 2013, poi scesi a 7 miliardi, e oggi risaliti a 11 miliardi“. La Russia rappresenta il terzo partner a livello commerciale solamente per l’Italia, il quinto per l’EU, mentre con gli Stati Uniti i traffici sono più esigui.
In Italia, alcuni comparti rischiano perdite davvero importanti. Pensiamo ad esempio a quello della meccanica: per la Lombardia rappresenta il 33,1% di tutto l’export, con un valore di 526,9 milioni di Euro. Sempre da questa Regione, alcuni prodotti come tessili, capi d’abbigliamento, pellame e accessori fruttano qualcosa come 265 milioni di Euro e il comparto chimico più di 230 milioni di Euro. In Veneto, l’industria manifatturiera vale circa 1,5 miliardi di Euro all’anno grazie all’export verso la Russia. Sarà una perdita molto pesante.
Metalmeccanica e alimentare vanno “a braccetto” in Emilia Romagna, protagonista fino ad oggi di introiti derivanti da export di circa 2 miliardi. Menzioniamo poi ulteriori dati emersi da un report pubblicato da SkyTg24 Economia. Nelle Marche l’export aveva portato nel 2019 qualcosa come 231 milioni di euro, export che adesso è a rischio come per tutte le altre realtà.
Mentre noi potremmo “pentirci” degli effetti avversi delle sanzioni alla Russia, Carlo Jean, ex generale ed esperto in strategie militari e geopolitiche, ci avverte che “in ogni caso le sanzioni potrebbero non essere efficaci. La situazione è diversa rispetto al 2014 perché la Russia è meglio preparata dal punto di vista finanziario. In questi anni, approfittando dell’aumento delle materie prime, ha aumentato le sue riserve di dollari ad oltre 600 miliardi, mentre il suo fondo sovrano è salito da 80 a 200 miliardi di dollari.” Una preparazione tattica che in Europa non è avvenuta e che potrebbe costarci davvero caro.
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