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Economia

Riforma IRPEF, cosa succede davvero alla busta paga e alle pensioni: lo spiega l’AdE

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La riforma IRPEF 2022 fa il suo esordio nella busta paga dipendenti e nei cedolini pensioni, tanti i dubbi e le perplessità.

A chiarire cosa succederà è l’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 4/2022 con esempi pratici che evidenziano chi ci guadagna e chi ci perde.

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La riforma IRPEF prevede una riformulazione degli scaglioni di reddito, passano da cinque a quattro. Inoltre, prevista anche la modifica delle detrazioni spettanti, con l’ingresso dell’assegno unico e universale. Ricordiamo che è possibile ricevere l’Assegno Unico senza Conto Corrente, ed è erogato direttamente dall’INPS.

Andiamo per gradi e verifichiamo cosa succederà alla busta paga dei lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico.

Riforma IRPEF e busta paga: come cambiano le aliquote

L’aliquota IRPEF si applica sul reddito complessivo al netto degli oneri deducibili (ad esempio: spese mediche, contributi INPS, eccetera). Il reddito è suddiviso in quattro scaglioni di reddito a cui si applica l’aliquota di tassazione di riferimento. Ecco alcuni esempi in base agli scaglioni:

1) fino a 15.000 euro l’imposta dovuta è 3.450 euro con l’applicazione dell’aliquota al 23%;

2) da 15.001 a 28.000 euro si applica l’aliquota del 27% sulla parte eccedente dei 15.000 euro (3450 euro + il 27% sulla parte eccedente);

3) da 28.001 a 50.000 euro si applica l’aliquota al 35% sulla parte eccedente i 28.000 euro (6.700 euro + 35% sulla parte eccedente);

4) oltre i 50.000 euro si applica l’aliquota al 45% sulla parte eccedente i 50.000 euro (14.400 euro + 43% sulla parte eccedente).

Nuove detrazioni applicate

La circolare precisa che a partire dal primo gennaio 2022, cambia il regime delle detrazioni sull’imposta lorda sui redditi di lavoro dipendente e autonomo, nello specifico:

a) sulla soglia di reddito ampliata da 8.000 a 15.000 euro di reddito si applica un detrazione di 1.880 euro;

b) per i redditi superiori a 15.000 euro e fino a 28.000 euro, la detrazione base passa da 978 euro a 1.910 euro. Di conseguenza la detrazione parte con un limite di reddito di 15.000 euro a 1910 euro, ma decresce con il crescita del reddito fino ad azzerarsi a 28.000 euro;

c) fino a 50.00 euro spetta una detrazione che passa da 978 euro a 1910 euro. Di conseguenza la detrazione parte con un limite di reddito di 28.0010 euro a 1910 euro, ma decresce con il crescita del reddito fino ad azzerarsi a 50.000 euro;

d) ulteriore detrazione di 65 euro applicabile al reddito superiore a 25.000 euro ma non oltre i 35.000 euro. Inoltre, l’importo della detrazione aumenta di 50 euro per i redditi superiori a 11.000 euro e non oltre a 17.000 euro.

Infine, cambiano anche i redditi di pensioni, in effetti, quasi tutti i pensionati riceveranno una riduzione dell’imposizione fiscale, in particolar modo per la fascia dei redditi che vanno da 35.000 a 40.000 euro.

Esempio dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate nella circolare sopra menzionata, evidenzia alcuni esempi per agevolare la comprensione. In particolare, ipotizza un lavoratore dipendente con un reddito annuo complessivo di 50.000 euro, con la riforma fiscale otterrà un risparmio di 7396 euro. Invece, un lavoratore dipendente con un reddito annuo complessivo di 30.000 euro, otterrà un risparmio di 84 euro. Da questo esempio che beneficeranno della riforma i ceti medio alti.

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