Non tutti sanno che i lavoratori caregiver, possono chiedere un congedo retribuito di 24 mesi per assistere un familiare disabile. Vediamo nel dettaglio come funziona.
Chiunque abbia nel proprio nucleo familiare una persona affetta da disabilità, sa bene quali sono le difficoltà con cui ci si deve scontrare ogni giorno.
Assistere una persona in difficoltà, e fare in modo che questo sia compatibile con il lavoro che si svolge, è davvero complicato. Nemmeno la Legge 104, che comunque consente ad esempio di ottenere dei giorni di permesso retribuito, riesce ad essere un valido supporto per i caregiver. Non tutti però sanno che nel 2021 è stata varata la legge 151 per venire incontro a queste situazione.
Si tratta di un provvedimento che mette a disposizione del lavoratore caregiver un congedo retribuito.
Un’aspettativa dal lavoro che permette comunque al cittadino che ne fa richiesta di poter ricevere un’indennità. Questa, sarà pari all’importo dell’ultimo stipendio percepito e permette anche di vedersi comunque coperti i contributi. La misura è stata spiegata dall’Istituto di Previdenza Sociale con una circolare pubblicata in data 5 Aprile 2019. nel documento si evidenzia in primo luogo il problema dei caregiver, e dei vincoli a cui sono soggetti nel prendersi cura di un famigliare disabile.
L’Inps ha individuato anche in questa circolare, un’ordine di priorità.
Grazie a questa, con la Legge 104 è possibile poter richiedere un’aspettativa retribuita per occuparsi dei parenti in difficoltà. Questa infatti ha determinato condizioni rientra in quest’ordine di priorità. E lo stato è disposto in questo caso a coprire il congedo richiesto dal caregiver, per un limite temporale massimo di ventiquattro mesi.
Vediamo nel dettaglio cosa prevede la normativa e in quali casi viene riconosciuto il diritto al congedo. A seconda anche dei familiari coinvolti naturalmente, visto l’ordine di priorità stabilito dall’Inps. Il primo ad avere diritto a presentare richiesta è il coniuge che risulta convivente con il disabile. E questo vale anche nel caso in cui i due siano uniti da una semplice unione civile. nel caso invece la persona sia sola, e dunque nubile, questo diritto passa automaticamente ai genitori. Anche se questi naturalmente non risultano conviventi con la persona affetta da disabilità.
Se invece non sono presenti né un convivente, né i genitori, sarà il figlio ad acquisire subito dopo la facoltà di richiedere questo permesso. Fosse anche lui assente, si scala verso fratelli o sorelli e così via fino al terzo grado rintracciabile di parentela.
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