Uno scenario “da incubo” che sta cominciando a spuntare in ogni supermercato, nelle città da Nord a Sud. Ecco perché gli scaffali vuoti aumentano.
L’effetto della guerra, ma anche alcune presunte speculazioni, stanno innescando non solo aumenti smisurati dei prezzi.
Ma anche tanto panico tra le persone. Dopo aumenti all’energia e ai carburanti, inevitabilmente arrivano anche quelli sul cibo e altri beni. Questo perché l’85% delle merci che arriva nei negozi si sposta su gomma. Gli autotrasportatori, che da tempo denunciano i costi insostenibili per far circolare i mezzi, hanno indetto scioperi, e quindi alcune derrate mancano effettivamente dagli scaffali. La situazione generale sembra stia peggiorando. Non tanto – o non solo – per le difficoltà oggettive, ma più che altro per la “corsa all’acquisto” che i cittadini, impauriti, stanno effettuando in ogni città.
I rincari di alcuni generi alimentari ci sono. Parliamo di alcuni prodotti che, a causa di scambi commerciali al momento più difficili, hanno subito dei rialzi di prezzo. Coldiretti ha stimato almeno un buon 9% per la farina, il 12% per la pasta, il 3% per la carne, intorno al 6% per il pesce e fino all’11% per il burro. Addirittura la verdura fresca sembra sia aumentata fino al 17%. Ciò che è successo, dunque, è che le persone hanno cominciato a fare “scorte extra” di quei beni per cui temevano appunto ulteriori rialzi: pasta, farina, zucchero, olio di semi, ma anche carne, pane e alimenti freschi.
I supermercati di tutte le principali città hanno cercato di rassicurare la clientela, affermando che le scorte ci sono. Ma non è servito a molto. Iniziative su limiti massimi di acquisto, poi, sono emerse qua e là, a “macchia di leopardo”, con il risultato che la gente è entrata ancora più in confusione. Conad ad esempio racconta ad Adnkronos che “Ci sono state spese particolari negli ultimi giorni. Persone che hanno comprato più del solito, in particolare olio di semi di girasole, ma Conad non ha dato alcuna indicazione né a livello centrale né territoriale, per porre restrizioni alla vendita di beni disponibili“.
Non stanno aiutando i social: su Facebook, WhatsApp, Instagram e altri canali girano file audio, video e messaggi in cui si “incitano” le persone a “prepararsi al peggio” e quindi a fare scorte.
Ecco perché, ad esempio, Coop ha individuato alcuni prodotti e adottato il limite di un certo numero di pezzi per carta socio. Questo per permettere a tutti i clienti di acquistare ciò che serve. Sempre Conad, infatti, afferma che “tra un po’ mancheranno determinati prodotti – come ad esempio l’olio di semi – perché manca la materia prima. Ma verrà sostituito da prodotti surrogati e per le famiglie non sarà un grosso problema. Lo sarà piuttosto per l’industria alimentare che dovrà trovare un surrogato di pari qualità per la produzione di alcuni cibi. Ma biscotti, maionese, sughi e snack non mancheranno, ci saranno nei negozi con regolarità. Noi non vogliamo alimentare una psicosi che non ha ragione di essere.
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