Il punto di vista può variare quando si parla di pensioni. Arrivo, nuovo inizio, cosa significa davvero, cosa può significare.
Problematiche, poca comprensione, situazioni che spesso nemmeno riguardano del tutto l’idea che può aversi dell’andare in pensione. Non sempre il concetto di pensione insomma è uguale per tutti i cittadini, in tanti casi si arrivi ad una diversa modalità di approccio alla questione stressa. Si arriva alla pensione non come fine della propria attività lavorativa ma come compimento di un particolare percorso, che che non implica la fine, di fatto, dell’attività stessa. Si va in pensione insomma ma si continua a lavorare.
Cosi come potrebbe di fatto essere concreta la prima ipotesi descritta, altre situazioni possono prendere il sopravvento una volta terminata per cosi dire la parentesi lavorativa. Non tutto, per dire acquisisce in automatico una immagine di tranquillità, equilibrio e quant’altro. Purtroppo in alcuni casi determinate problematiche inseguono il cittadino fino alla pensione ed anche dopo, situazioni certo risolvibili in ogni caso ma che rischiano di compromettere l’inizio di un percorso in cui si vorrebbe vivere ben altre situazioni e condizioni.
In alcuni casi possono nascere problematiche legate ad esempio al reddito e non per forza a misure di natura contributiva o fiscale. Ciò significa in un certo senso immaginare di aver agito non proprio rispettando le regolamentazioni vigenti. La problematica potrebbe infatti nascere nell’applicazione di quelle norme che hanno dato ad esempio origine all’accesso al pensionamento attraverso Quota 100 o Quota 102. Il divieto di accumulo introdotto da queste misure, parliamo di redditi da lavoro e di pensione.
L’eccezione in qualche modo prevista in base alla riflessione maturata precedentemente riguarda il reddito derivante da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5mila euro l’anno può di fatto andare a rappresentare un cumulo. Il tutto come sancito dalla circolare Inps 117 del 2019 che evidenzia quelli che sono i redditi cumulabili con la Quota 100. Il divieto di cumulo inoltre è ben saldamente predisposto fino al compimento dei 67 anni di età. Viene a se, quindi che il pensionato dal mese di decorrenza di Quota 100 o Quota 102 fino a quando compie 67 anni non può assolutamente lavorare.
Contravvenire al divieto in questione vuol dire andare verso la sospensione della pensione stessa. La misura si applica per l’intero anno solare in cui si è prestata attività lavorativa di fatto non cumulabile. Inoltre è prevista la restituzione delle mensilità nel caso già percepite. In ogni caso dunque la legge è abbastanza severa e giusta di fatto nella sua stessa applicazione. Poche quindi le possibilità previste per un eventuale accumulo di redditi. Ciò che è di fatto previsto è riferito a particolari attività, tra queste possiamo trovare:
Il rischio concreto insomma è quello di perdere quello che rappresenta il proprio reddito mensile. Attenzione dunque a quelle che sono le regole da seguire perchè il rischio in caso contrario è davvero altissimo. La pensione, tanto sudata potrebbe essere sospesa per un errore di forma tutto sommato. Potrebbe certo capitare di forzare la mano in quel caso chiaro che si tratterebbe di ben altro, ma è vero che in alcuni casi si potrebbe trattare di una semplice leggerezza dovuta alla poca conoscenza di certe dinamiche.
Troppo importante conservare la propria pensione per cadere in un errore troppo serio e troppo rischioso. La cosa migliore sarebbe quella di andare a comprendere per bene l’intera normativa senza rischiare inutili e dannosi colpi di testa. Perdere la pensione anche solo temporaneamente è possibile, i fatti lo dimostrano.
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