Crisi alimentare, sempre più persone si chiedono se non saremo costretti a razionare le risorse il prossimo anno. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
Il conflitto in Ucraina non si ferma, e adesso, un po tutti in Europa iniziano ad essere preoccupati sulle conseguenze di medio-termine. Secondo molti infatti, stiamo per affrontare una crisi alimentare senza precedenti.
Quanto c’è di vero in questa affermazione? Di sicuro la situazione non va sottovalutata, come ha ricordato nella giornata di ieri il premier Draghi. Senza utilizzare toni particolarmente allarmanti, Draghi non ha infatti escluso che se il conflitto non si ferma, anche il nostro paese dovrà iniziare a pensare di razionare alcune risorse.
D’altronde la settimana scorsa il Mise si è riunito proprio per discutere di un possibile blocco dell’export italiano. Una scelta che significherebbe naturalmente la decisione di iniziare a creare delle scorte di beni primari.
In tal senso, la situazione può sbloccarsi secondo molti analisti, soltanto nel momento in cui l’Ucraina riuscirà a riaprire i porti del Mar nero. La Russia e Ucraina esportano insieme oltre il 30 per cento del frumento che arriva nel nostro continente. Ma anche gli altri prodotti, passano comunque dal Mar Nero.
L’amministratore delegato di Yara Svein Tore Holsether, azienda mondiale leader dei fertilizzanti, ha spiegato che per lui non ci sono dubbi: una crisi alimentare ci sarà, è inevitabile. Non ci è dato secondo all’uomo al massimo capire quanto sarà grande estesa e quali nazioni colpirà più da vicino. Dichiarazioni che di certo non possono rassicurare.
Naturalmente, anche la Russia è coinvolta in queste difficoltà economiche. Le sanzioni varate da Ue e Usa contro il Cremlino sono molto pesanti, e presto anche i cittadini russi ne potrebbero fare le spese. Ma cosa saremmo costretti a razionare come risorse in un simile scenario? Sembra quasi scontato dire che sarà l’energia il primo servizio che vedremo progressivamente svuotarsi.
Il nostro paese non sembra al momento in grado di reperire una quantità di gas che permetta di pareggiare quello che fino ad adesso abbiamo importato dalla Russia. E stesso discorso si può fare per orzo e frumento. Insomma il tema degli approvvigionamenti è delicato, e spetterà al governo adesso stabilire una direzione da seguire.
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