Smartphone, quali i modelli in commercio che emettono una quantità maggiore di radiazioni? Scopriamolo insieme.
La guerra in Ucraina ha riacceso delle recondite paure che il vecchio continente sembrava aver dimenticato. Molti italiani sono tornati ad esempio ad avere paura di una possibile guerra atomica, e infatti le richieste di preventivi di costruzioni bunker nel nostro paese sono in rapido aumento.
E forse è anche questo il motivo per cui molti utenti ultimamente si sono interessati al tema delle radiazioni e della loro correlazione con i dispositivi elettronici.
In poche parole, quali sono i dispositivi tecnologici che emettono il maggior numero di radiazioni? Quanto può essere pericoloso in tal senso il nostro smartphone? La prima cosa da sapere è che, proprio perché la scienza considera le radiazioni pericolose a certe condizioni per l’essere umano, sono previsti dei limiti. Questi sono fissati dalle varie normative europee ed internazionali.
Non tutti forse lo sanno, ma questo problema è diventata visibile già con la prima comparsa dei telefonini negli anni novanta. I vecchi modelli infatti emettono molte radiazioni. E per questo una delle prime raccomandazione al momento dell’acquisto, era quella di non tenerli nella tasca. Se un dispositivo che emette un numero eccessivo di radiazioni sta troppo a contatto con gli organi umani, i danni per l’organismo possono rivelarsi molto seri.
Per questo, in genere comunque non è mai consigliabile passare troppo tempo a contatto con la strumentazione elettronica. In particolar modo se questa ad esempio viene usata tramite auricolari, richiedendo dunque un’esposizione del nostro orecchio. Purtroppo, siamo in un momento storico in cui la tecnologia si sta legando in modo indissolubile all’essere umano. Mettersi al riparo dal pericolo radiazioni, significa per certi versi rinunciare ad una piattaforma a cui è ormai legata tutta la nostra vita.
Un dilemma su cui prima o poi l’Occidente dovrà riflettere. Bisogna comunque anche aggiungere che, per quanto riguarda le radiazioni, i dispositivi di ultima generazione sono infinitamente meno pericolosi in tal senso di quelli apparsi sul mercato decenni fa. Esiste un termine tecnico che viene utilizzato nella scienza per indicare e quantificare il rischio di radiazioni.
Si chiama Specific Absorption Rate e serve a misurare come indice, la quantità di onde che il nostro corpo umano assorbe. E le normative internazionali sul limite massimo di radiazioni, si basano anche su questo indicatore. Basti solo pensare che sia Europa che negli Stati Uniti, i prodotti della Apple, siano iPhone o iPad non possono in alcun modo superare questo limite.
Ci sono però anche oggi, alcuni smartphone che emettono più radiazioni di altri. Una situazione che ha portato molti esperti internazionali a stilare una vera e propria blacklist.
In questa, vengono indicati i dispositivi tecnologici che emettono più watt di onde elettromagnetiche rispetto ad altri. Forse ad alcuni sorprenderà che un marchio rispettabile e conosciuto come Huawei, sia quello che forse ha più modelli in questa lista. Tra gli smartphone a cui fare attenzione a causa delle radiazioni troviamo infatti i modelli Huawei P9 Plus, GX8, P9, Nova Plus.
Seguono poi altri marchi importanti come OnePlus, Sony Xperia e Xiaomi. Ricevono invece un giudizio positivo i modelli Samsung Galaxi, che risultano emettere meno radiazioni di tanti altri smartphone. C’è poi il caso della Nokia. Se il modello Nokia Lumia 630, rientra ad esempio nella lista di quelli più dannosi, al lato opposto della classifica per la sua salubrità c’è invece il modello Nokia Lumia 535.
Con il termine radioattività, si intende l’insieme dei processi fisico-nucleare che generano come ultima causa l’emissione di radiazioni ionizzanti. È una branca molto importante della scena, che ad esempio ha consentito grazie alla ricerca lo sviluppo di tantissime tecnologie nucleari che vengono utilizzate ancora oggi in ambito medico.
La radioattività naturale sull’uranio è stata scoperta nel 1986 da Antoine Henri Becquerel, in un momento della sua vita in cui si stava occupando di studiare le relazioni che intercorrono tra la fosforescenza e i raggi X.
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