Un grande successo è stato ottenuto con un’operazione chirurgica: a un uomo completamente immobilizzato sono stati impiantati speciali elettrodi nel cervello.
L’operazione è stata eseguita per permettere a un uomo di esprimere i suoi pensieri. A causa di una forma grave di Sla, era da molto tempo che non riusciva più a muovere alcuna parte del corpo, nemmeno gli occhi.
Una forma di coma, ma molto peggio. Un paziente è ricoverato presso il Wyss Center di Ginevra, in Svizzera. La sua malattia, la Sclerosi laterale amiotrofica, gli ha bloccato qualsiasi possibilità di movimento volontario. In ogni parte del corpo. Gli studiosi e un’equipe di specialisti hanno provato per molto tempo a ristabilire le sue funzioni. Fino a quando hanno deciso di sottoporlo a una delicatissima operazione chirurgica. I risultati ottenuti sono strabilianti.
L’uomo di 36 anni ha potuto finalmente esprimere alcune cose, e immaginiamo la gioia la soddisfazione di medici e familiari. Ma il percorso è stato molto lungo. Dopo aver ottenuto il consenso del malato, i neurochirurghi hanno provato ad effettuare l‘impianto di elettrodi già nel 2018. Nei mesi successivi, si sono susseguiti numerosi tentativi e aggiustamenti che potessero permettere all’uomo di “gestire” i segnali del cervello e inviarli correttamente alla macchina “traduttrice”.
Finalmente, dopo qualche tempo, il successo. Le prime frasi pronunciate dalla mente dell’uomo sono state rielaborate sotto forma di testo. Per renderci conto di quanto questo processo sia altamente complesso, dobbiamo sapere che l’impianto permette di produrre un carattere al minuto. Immaginiamo quanto tempo ci voglia per esprimere anche una sola frase semplice.
Ma tutto questo non ha demotivato il coraggioso paziente, che non appena ha potuto ha espresso le sue richieste: “una birra, del curry e anche un massaggio alla testa“. Si tratta di un risultato sbalorditivo, che apre le porte a un trattamento più efficace delle conseguenze di questa terribile malattia, la Sla, che compromette la funzionalità di tutto il corpo, riducendo la persona a vivere un terribile stato vegetativo.
Il raggiungimento di questo straordinario risultato non solo potrà portare beneficio ai pazienti affetti da Sla o da altre malattie che bloccano i movimenti. Dona anche risposta ad uno dei quesiti che gli scienziati si ponevano da tempo.
Ecco infatti cosa dichiara il dottor Jonas Zimmermann, uno dei neuroscienziati che lavorano al Wyss Center: “Il nostro, è il primo studio che consente la comunicazione da parte di qualcuno che non ha più alcun movimento volontario e quindi per il quale il BCI è ora l’unico mezzo di comunicazione“. E soprattutto: “Questo studio risponde a una domanda di lunga data sul fatto che le persone con sindrome da blocco completo perdano anche la capacità del loro cervello di generare comandi per la comunicazione“.
La risposta a questa domanda è chiara nelle richieste del 36enne. E la speranza è che questo sia solamente il primo passo verso una forma ancora più funzionale dell’impianto.
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