Gli affettati e insaccati sono un cibo delizioso, e tra l’altro raccontano anche la storia culinaria del nostro Paese. Ma forse non tutti sanno che “effetti” hanno sul corpo.
Salumi, formaggi, crostini, affettati e insaccati: quante volte abbiamo gustato dei “taglieri” colmi di bontà? In effetti in Italia abbiamo tante eccellenze e prodotti che tutto il mondo ci invidia. Ma alcuni cibi non è che siano proprio “salutari”. Diventa allora opportuno conoscerne i potenziali “danni” e la giusta quantità da assumere alla settimana.
Per prima cosa, cerchiamo di capire come mai alcuni alimenti o preparati possono “far male” all’organismo. E intanto spieghiamo qual è la differenza tra affettati e insaccati. I primi, sono preparati con parti intere di un animale: pensiamo al prosciutto crudo ad esempio. Sono costituiti per la maggior parte delle volte da una parte magra e una grassa, tipiche del taglio di carne da cui provengono. I secondi, invece, sono realizzati con mix di carni e parti grasse, sapientemente mescolate, macinate e speziate. Infine, racchiuse in un budello animale e poi stagionati. Ne sono l’esempio più conosciuto le salsicce.
I nutrizionisti, nei confronti di salami, salamelle, prosciutti & co. non hanno dubbi – o quasi. Questo tipo di alimenti è noto per la presenza di diversi ingredienti che possono “nuocere” alla salute. Basti pensare all’elevata quantità di sale e dei conservanti usata in alcuni preparati.
I salumi e gli insaccati non sono certo da demonizzare. Ma solitamente gli esperti consigliano quantomeno un consumo limitato. Ovviamente, poi, ogni situazione di salute è a sé stante e in caso di dubbio sulla dieta da seguire è sempre meglio consultare il proprio medico o uno specialista appunto della nutrizione.
Ci sono però delle considerazioni generali sugli effetti al corpo che possono emergere in chi consuma troppi affettati e preparati simili. Innanzitutto, è molto probabile che si alzino i livelli di “colesterolo cattivo”. Se non tenuto sotto certi livelli, si rischiano infarti e ictus. Forse però non tutti sanno che mangiare spesso determinati alimenti, come i “protagonisti di questo articolo”, si rischia anche aumento insolito di insulina e quindi insorgenza di diabete.
Anche l’intestino non è “contento” se deve affrontare una dieta ricca di affettati e insaccati: aumentano le infiammazioni di questo apparato, che poi inevitabilmente si riflettono su altri problemi di salute. Infine, molti studi associano ad un consumo eccessivo di salsicce e salumi ad una più ampia probabilità di avere un tumore.
Le notizie non sono molto “confortanti”, dunque. E allora, come possono fare i “golosi” e quelli che non riescono a rinunciare ad un bel “tagliere” ricco di bontà? Ecco cosa consigliano gli esperti.
Tra i tanti tipi di affettati e salumi che si trovano nelle nostre tavole ce ne sono alcuni, secondo i nutrizionisti, che fanno “più male” di altri. A sorpresa, sono invece “concessi” – ma sempre in quantità equilibrate – altri tipi. I salami molto grassi, le salsicce, la soppressata, la mortadella e i Wurstel sono quelli che sarebbe meglio mangiare in quantità molto molto moderate.
Prosciutto crudo e cotto, invece, rappresentano una “via di mezzo”. Naturalmente andrebbero preferiti quelli meno stagionati e quelli più magri o comunque dai quali si possa togliere il grasso. La bresaola, invece, è ritenuta più “salutare”, ovviamente sempre limitando le quantità. Idem per culatello e lonzino, che hanno carni tenere e piuttosto magre.
Sempre secondo i nutrizionisti, e in linea generale, non bisognerebbe eccedere nel consumo di affettati & co. Le quantità ideali sarebbero intorno a non più di 60 grammi per un massimo di 2 volte alla settimana. Anche questo è un consiglio basato su stime in linea di principio. Come sempre, sarà il medico che ci segue, o il nutrizionista, a stabilire quantità e varietà di cibi da assumere che fanno bene alla nostra singola situazione.
(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)
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