Ecco le tre notizie della settimana che vanno dall’uso di farmaci, all’orologio della fine del mondo e al boom di pellet.
Anche questa settimana la salute è messa al primo posto, una recente ricerca ha lanciato l’allarme sull’uso di determinati farmaci che possono portare alla demenza. Ma, anche la scoperta dell’orologio installato a Roma che segna la fine del mondo, fino al boom di acquisto pellet da parte dei contribuenti.
Uno studio ha rilevato che l’uso di determinati farmaci può influenzare la funzione cognitiva fino ad arrivare alla demenza. Secondo la ricerca, si rafforza l’idea del legame tra funzione cognitiva e batteri intestinali. I farmaci a cui fare attenzione sono gli antibiotici. In effetti, i ricercatori del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School, hanno effettuato uno studio su risposte elaborate da 15.129 infermieri. Lo studio evidenza come il declino cognitivo è più evidente in pazienti che nella loro vita hanno assunto molti antibiotici. È possibile consultare qui la notizia: “L’uso di questi farmaci può causare un deficit della memoria fino alla demenza“.
In Italia, e precisamente a Roma, c’è un orologio che segna la fine del mondo, ma sarà vero? In effetti, l’orologio esiste ed è stato installato nel mese del giungo 2021 a Roma, alla via Cristoforo Colombo. L’orologio misterioso indica il tempo a disposizione per contrastare il riscaldamento globale. Secondo alcuni dati, c’è tempo fino a luglio 2029 per salvare il mondo fino a che la situazione diventi irrecuperabile. Per saperne di più, qui la notizia completa: “Fine del mondo, a Roma l’orologio che segna quanto manca: la verità che non ti aspetti“.
Negli ultimi giorni c’è una corsa all’acquisto del pellet, per lo scossone subito dai mercati dalla guerra Russia – Ucrania. Ma cosa c’entra con il pellet? In effetti, non c’entra molto, però gli italiani hanno fatto scorte alimentari, e per paura che anche il pellet possa subire rincari esorbitanti, c’è stato un vero boom agli acquisiti. Tale situazione si è dovuta anche dalla mancanza di molte materie prime. Questa situazione ha creato disagio a molte aziende produttrici di stufe a pellet, che oltre ai rincari delle bollette, si sono trovati anche in difficoltà ad evadere gli ordini precedentemente acquisiti. Quindi, gli italiani che si sono rilevati grandi risparmiatori, hanno escogitato la soluzione indicata qui: Boom del pellet, le scorte vanno in fumo: il motivo non è il risparmio.
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