Aumento pensione con integrazione al trattamento minimo per chi percepisce una pensione d’importo basso. Quali sono le regole attive per il 2022?
Tramite l’integrazione al trattamento minimo, alcune pensioni di importo basso sono incrementate al cd. minimo vitale, aggiornato ogni anno.
Adobe StockPer il 2022, secondo le fonti Istat e la nuova circolare INPS, l’integrazione ammonta a 523,83 euro al mese. Questa misura, tuttavia, non è l’unica prevista in caso di assegni pensionistici bassi. Vi è, ad esempio, l’incremento al milione, col quale si può percepire fino a 660,27 euro al mese.
In cosa consiste il trattamento minimo, a chi è rivolto, in che modo si calcola?
L’integrazione al trattamento minimo è un beneficio economico che l’Inps versa a chi percepisce una pensione molto bassa, al di sotto del cd. minimo vitale, corrispondente a 523,83 euro. Attraverso tale misura, dunque, si innalza l’ammontare della pensione, fino ad un valore specifico, che è stabilito di anno in anno.
Dunque, la somma corrispondente all’integrazione è uguale alla differenza tra l’importo della pensione percepita e l’ammontare del trattamento al minimo. Se, ad esempio, la pensione è di 500 euro al mese, la somma da integrare sarà, quindi, di 23,83 euro.
Non in tutti i casi, però, è possibile l’aumento, perché la legge richiede la sussistenza di specifici requisiti di reddito.
Una lettrice ha posto il seguente quesito:
“Salve, mio marito ha 61 anni ed è inabile al 100%. Percepisce una pensione di inabilità di 524 euro, una di invalidità civile di 287 euro e l’accompagnamento di 500 euro. Ho fatto richiesta all’INPS per l’incremento al milione, ma mi è stato risposto che supera il limite di reddito dei 7.000 euro annui. È questa la regola nel caso in cui l’invalido sia coniugato? Grazie”.
Analizziamo le regole e i limiti di reddito previste, considerando in questo caso che il coniuge non percepisce reddito.
L’integrazione al trattamento minimo è possibile per tutte le pensioni:
Per le pensioni erogate dalle Gestioni di previdenza dei liberi professionisti, invece, l’integrazione dipende dalle regole sancite dai singoli Enti.
Non opera, poi, il meccanismo per il trattamento nell’ipotesi di pensioni calcolate col solo sistema contributivo, ad eccezione di quelle delle lavoratrici che vanno in pensione tramite Opzione Donna.
In base alle norme vigenti per il 2022, i pensionati non coniugati beneficiano dell’integrazione al minimo:
Se il reddito supera il tetto di 13.619,58 euro, non si avrà diritto ad alcuna integrazione.
Pertanto, il reddito personale del pensionato, anche se con coniuge, non deve essere superiore ai 6.809,79 euro. È possibile ottenere una quota parziale se subentrano i requisiti.
Per il pensionato sposato, la legge prevede dei limiti di reddito più elevati, ma bisogna prendere in considerazione anche il reddito del coniuge. Nello specifico, si ha diritto all’integrazione:
Se il reddito personale e del coniuge supera i 27.239,16 euro, o se il solo reddito personale supera i 13.619,58 euro, non si ha diritto ad alcuna integrazione.
Infine, per l’applicazione dell’integrazione al trattamento minimo, nessuna soglia di reddito della coppia è considerata se le pensioni hanno una decorrenza anteriore al 1994.
Per la verifica dei requisiti di reddito per l’integrazione, non devono essere considerati:
L’integrazione al trattamento minimo è compatibile con la maggiorazione sociale e l’incremento al milione.
L’integrazione al trattamento minimo, infine, è compatibile anche con la richiesta del reddito di cittadinanza, per i nuclei familiari più poveri.
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