In questi giorni più di 200 mila multe in arrivo agli over 50 considerati no-vax. Ma sull’intera questione vi sono molte perplessità.
Dai primi di febbraio 2022 è in vigore l’obbligo di vaccinazione per tutti i cittadini di età pari o superiore ai 50 anni. E rimarrà in essere fino al 15 giugno prossimo. Per la mancata vaccinazione è stata prevista una multa una tantum da 100€. E in questi giorni stanno arrivando le prime sanzioni.
Ma tutta la “faccenda” è più complicata di quanto si possa pensare. Al momento, sappiamo che sono circa 200 mila le multe indirizzate agli over-50 che non si sono ancora sottoposti alla vaccinazione anti Covid. Che a qualcuno è già arrivata la cartella, ma che in realtà siano più di 1 milione le persone di questa fascia d’età che ancora non hanno fatto il vaccino.
O meglio, che non hanno completato il ciclo vaccinale. Perché tra i “no-vax” compaiono anche quelli che hanno fatto le due dosi ma non il “booster”. E qui già vengono a galla le “lacune” presenti in tutta la gestione della pandemia attuata dai Governi. Soprattutto dal Governo Draghi, durante il quale è stata avviata la campagna vaccinale.
Se ai primi di febbraio l’obbligo di vaccinazione poteva rientrare in quelle “misure eccezionali” atte a limitare il diffondersi del virus, ad oggi contrasta con la realtà. Perché se il 31 marzo scorso è terminata l’emergenza, a rigor di logica anche ogni “obbligo” dovrebbe essere stato eliminato. Invece per gli over 50 rimarrà in essere fino a giugno.
Ricordiamo che molti lavoratori, nel mentre, hanno perso l’impiego a causa del rifiuto al vaccino. Dal 1 aprile chi non è stato licenziato potrà nuovamente recarsi al lavoro ma sottoponendosi a tampone. Senza entrare nel merito della questione sanitaria, per cui solamente gli scienziati possono intervenire con cognizione di causa, rimangono però i dubbi sulle modalità di azione del Governo.
In Italia, come per altre cose, sembra che la “burocrazia” e le regole contorte abbiano avuto la meglio. L’obbligo per gli over 50 è stato deciso a gennaio, ma è partito solamente a febbraio. La scadenza è stata fissata a giugno quando già c’erano chiare indicazioni che a marzo sarebbe finita l’emergenza. Non solo, le multe cominciano ad arrivare solamente adesso. Il cittadino ha tempo 60 giorni per pagarle o per fare ricorso. O per dimostrare di aver effettuato il vaccino. Dunque, qualsiasi siano gli esiti, li vedremo ormai in autunno.
Visti poi alcune precedenti sentenze, molti over 50 presenteranno sicuramente ricorso, e chissà quali scenari giuridici si apriranno.
Secondo i dati diffusi da Gimbe a febbraio, erano circa 1,9 milioni gli over 50 italiani non vaccinati. Al 29 marzo, eravamo a 1,2 milioni. Ma ci sono anche 500 mila guariti che non si sono mai sottoposti a vaccinazione. La situazione sanitaria generale, nonostante la comparsa di varianti sembra sotto controllo. L’obbligo per gli over 50 non ha comunque convinto tutti a farsi il vaccino – o il “boster”. Esiste, di fatto, una piccola parte di popolazione che non ha voluto aderire alla campagna.
L’impressione è che la gestione “punitiva e coercitiva” del Governo non abbia fatto ottenere i risultati sperati. Chi si è sottoposto alla vaccinazione l’ha fatto per scelta, mentre con obblighi e multe (almeno nella fascia over 50) non ha convinto che pochissimi cittadini.
La “comunicazione del terrore” ha fatto molti danni. Sicuramente ha inciso sul benessere psico fisico di tanti italiani. Non è un caso che tra i varo Bonus sia spuntato anche quello per lo psicologo. Forse, con una campagna mirata più ad un’informazione coerente, senza “balletti”, verità poi smentite e dichiarazioni molto “forti”, le cose sarebbero andate meglio.
Impossibile dimenticare le parole del Premier Draghi: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire. Non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono.” Forse oggi avremmo qualche persona in più vaccinata. O forse non verrebbero considerati “no-vax” anche quelli che si sono sottoposti a due dosi invece che tre. La salute e la vita prima di tutto, ovviamente, ma anche la comunicazione – soprattutto in un frangente come una pandemia – andrebbe salvaguardata e calibrata al fine di offrire tutela e non discriminazione.
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