Gas, per il nostro paese la situazione resta molto critica, e una nuova misura approvata in Russia rischia di far precipitare la situazione. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
In Russia il nuovo decreto fortemente voluto da Vladimir Putin, che impone ai paesi che stanno lanciando sanzioni contro Mosca il pagamento del gas in rubli, è entrato ufficialmente in vigore.
Questo naturalmente ha portato molta tensione sulle prossime forniture energetiche a molte nazioni, tra cui l’Italia. Basti solo pensare che il nostro paese importa attualmente dalla Russia circa il 43 per cento del gas totale.
Per questo, ormai da settimane l’esecutivo guidato da Draghi discute di come affrontare questa nuova emergenza. Come aveva raccontato il Corriere della Sera, già nella giornata del 26 febbraio del 2022, il governo italiano aveva attivato lo stato di pre allarme sulla crisi energetica in corso. Una situazione non semplice al punto che lo stesso Draghi alcune settimane fa, aveva dichiarato in conferenza stampa che se il conflitto in corso si fosse prolungato, sarebbe stato necessario pensare anche all’ipotesi più estrema, ovvero un razionamento delle risorse.
La road map varata dal governo per affrontare questo problema di forniture con la Russia è stata chiamata “Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale”. Ma in realtà, non si tratta di una strategia disposta per affrontare una vera emergenza sul fronte dell’energia.
E questo significa che se davvero ci saranno problemi con le forniture di gas russo, Draghi dovrà varare un nuovo piano. Si può dire che con questa disposizione di fine febbraio, di cui i cittadini nemmeno si sono accorti, si è semplicemente deciso di mettere in preallarme il settore del gas. Vengono previste alcune contromisure da attuare in causo di un nuovo aumento dei prezzi del gas. Tra queste, la possibilità di ridurre subito la domanda interna, iniziando ad utilizzare ad esempio dei combustibili alternativa sul territorio.
Ma anche la possibilità di interrompere alcuni contratti commerciali per incapacità di sopperire alla domanda. Misure che naturalmente, non possono incidere più di tanto di fronte a una scenario geopolitico così turbolento. Questa però è la fase uno del piano varato dal governo. La fase invece scatta nel momento in cui gli approvvigionamenti si riducono.
A quel punto infatti, il Ministero dell’Economia è autorizzato a poter richiedere allo Snam la riduzione delle forniture che vanno di norma agli operatori privati di energia.
E questo in fondo, è uno dei possibili scenari che potrebbe scatenare la rappresaglia di Putin sul pagamento in rubli del gas. L’ultimo step di questo piano di emergenza energetica, riguarda invece il tetto imposto sul prezzo del gas per produrre energia che non sia direttamente destinata alla domanda interna.
La situazione insomma è molto critica, e da tempo ad esempio, le amministrazioni locali chiedono di iniziare a prendere delle adeguate contromisure da far applicare anche ai cittadini.
Una delle proposte più discusse, rilanciata alcune settimane fa dal sindaco di Bari DeCaro, è ad esempio quella di diminuire l’illuminazione delle città. Così come si è pensato anche di abbassare di uno, due gradi, il limite massimo di riscaldamento consentito con i termosifoni. Il governo però al momento, non sembra aver preso in considerazione una soluzione di questo tipo. E d’altronde parliamo di una norma che a partire dal prossimo inverno avrebbe un grande impatto sulla vita dei consumatori.
Resta il fatto che l’imposizione di Putin a Gazprom, per fare in modo che l’Occidente aghi da adesso in poi il gas che compra in rubli, è adesso divenuta realtà. La guerra in Ucraina ha poi mostrato a Europa e America come il resto del mondo non abbia alcuna intenzione di condannare l’invasione di Mosca in modo così netto. Anzi, molte nazioni, tra cui ad esempio l’India, sarebbero anche disposte ad acquistare nuove forniture di gas, per sopperire alla carenza di domanda che si potrebbe generare se l’Ue si svincolasse subito.
Certo, le implicazioni economiche per la Russia in questo scenario restano molto pesanti. Se da un lato è vero che molti paesi occidentali andrebbero in forte difficoltà senza il gas russo, dall’altro comunque Mosca si ritroverebbero a fare a meno di acquirenti che non sono facilmente sostituibili, per l’entità degli acquisti di gas che fanno.
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