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Pensioni

Pensione lavoratori autonomi e invalidità con legge 104, le regole sono diverse e sono pochi a conoscerle

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I lavoratori autonomi con invalidità accertata godono di determinati benefici. Ma le regole sono diverse rispetto a quelle previste per i dipendenti pubblici.  

I lavoratori affetti da un handicap riconosciuto almeno all’80% hanno diritto a determinate agevolazioni, come la pensione anticipata, a cui possono accedere sulla base di requisiti ridotti rispetto a quelli sanciti per la pensione di vecchiaia ordinaria.

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Il Decreto Amato (D.lgs. 503/1992), tuttavia, non ha incluso nelle categorie protette che godono dei benefici previdenziali, i dipendenti pubblici ed i lavoratori autonomi.  Come possono, dunque, questi ultimi disporre di tutti i vantaggi della pensione anticipata, in caso di disabilità?

I lavoratori autonomi invalidi hanno diritto alla pensione anticipata?

Un lettore ha posto il seguente quesito:
Buongiorno, ho 59 anni e lavoro dal 1996. Da 3 anni mi è stata riconosciuta l’invalidità al 100%,senza revisione, a causa di una grave patologia oncologica. Dal 1996 al 2017 ho lavorato con partita IVA ed, in seguito, come dipendente. Ho i requisiti per la pensione anticipata? Grazie”.

Analizziamo nel dettaglio le possibilità di pensionamento dei lavoratori autonomi con invalidità.

Ape sociale per lavoratori autonomi con invalidità civile: in cosa consiste

I lavoratori autonomi invalidi civili che abbiano compiuto 63 anni, hanno diritto all’Ape Sociale, nell’ipotesi in cui abbiano un’accertata, assoluta e permanente incapacità a prestare ogni tipo di attività lavorativa.

Tale misura è entrata in vigore il 1°maggio 2017 con la legge n.232/2016 e consiste un un’indennità, erogata dall’Inps, in favore dei lavoratori in stato di difficoltà. È rivolta a coloro che abbiano:

  • un’invalidità pari o superiore al 74%;
  • un’età anagrafica di almeno 63 anni ed una contributiva di almeno 30 (per le donne il requisito dell’età contributiva è diminuito di un anno per ogni figlio, fino ad un massimo di due anni);
  • un sussidio di accompagnamento alla pensione di vecchiaia, corrispondente all’importo della pensione maturata, non maggiore di 1.500 euro al mese.

Gli autonomi, però, non possono beneficiare della maggiorazione contributiva riservata ai dipendenti pubblici e privati, ai sensi dell’art.80, comma 3 della legge 388/2000. Per i dipendenti che abbiano un grado di invalidità almeno del 74%, infatti, è prevista l’opportunità di chiedere, per ogni anno di lavoro, il vantaggio di due mesi di contribuzione figurativa. Il limite al godimento di tale diritto è il raggiungimento di 5 anni, validi per il conseguimento del diritto alla pensione.

I lavoratori autonomi hanno diritto alla pensione di inabilità?

La pensione di inabilità è un sussidio economico, versato dall’INPS nei confronti dei lavoratori che ne facciano domanda e che abbiano un’assoluta e permanente impossibilità di prestare qualsiasi tipo di attività lavorativa. La pensione di inabilità spetta ai lavoratori:

  • dipendenti;
  • autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri);
  • iscritti ai Fondi pensioni sostitutivi ed integrativi dell’Assicurazione Generale Obbligatoria.

Per quanto riguarda i presupposti per poter beneficiare di tale prestazione, la legge richiede:

  • un’infermità o difetto fisico o mentale in grado di determinare l’assoluta e permanente impossibilità ad ogni tipo di lavoro;
  • di essere assicurati presso l’INPS da almeno 5 anni;
  • un’anzianità contributiva di almeno 5 anni (260 contributi settimanali), dei quali almeno 3 anni (156 contributi settimanali) versati negli ultimi cinque anni;
  • la cessazione di ogni tipo di attività lavorativa;
  • la rimozione dagli elenchi di categoria dei lavoratori;
  • la cancellazione dagli albi professionali;
  • la rinuncia ai trattamenti a carico dell’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione ed a ogni altro trattamento sostitutivo o integrativo della retribuzione.

In che modo si calcola la pensione di inabilità per gli autonomi?

I lavoratori autonomi che hanno diritto alla pensione di inabilità, possono richiedere anche l’assegno mensile per assistenza personale e continuativa, nel caso in cui abbiano serie difficoltà a deambulare autonomamente e se non riescono a compiere le azioni quotidiane senza l’ausilio di un assistente.

All’inabile è accordata una maggiorazione contributiva, corrispondente alla distanza che lo separa dal compimento dei 60 anni d’età , fino, però, ad un limite massimo di 40 anni di contributi totali (ossia 2.080 contributi settimanali).

L’importo  della pensione avviene secondo il sistema di calcolo:

  • misto (una quota è determinata con il metodo retributivo ed una quota con il metodo contributivo);
  • contributivo, solo nel caso in cui il lavoratore abbia cominciato a lavorare successivamente al 31 dicembre 1995.

Revisione della domanda di inabilità

La pensione di inabilità, sia per i dipendenti sia per i lavoratori autonomi, ha decorrenza a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in cui è stata presentata la domanda. Ai sensi dell’art. 9 della legge n.222/1984, inoltre, la domanda può essere sottoposta a revisione da parte dell’INPS. In seguito al procedimento di revisione, la misura economica può essere:

  • confermata;
  • revocata, nel caso in cui l’INPS attesti la ripresa della facoltà lavorativa superiore di un terzo;
  • trasformata in assegno ordinario di invalidità, se l’INPS riconosce un’invalidità inferiore al 100%, ma superiore ai due terzi.

Nel momento in cui si raggiunge l’età pensionabile, infine, la pensione di inabilità, su domanda dell’interessato, è mutata in pensione di vecchiaia, sempre che il lavoratore goda di tutti i presupposti contributivi richiesti.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, inviala alla mail: esperto.informazioneoggi@gmail.com

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