Assegno unico, il senato ha finalmente votato questo provvedimento che adesso diventa realtà. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta
Alla fine, dopo un lungo iter parlamentare, il Family Act è finalmente diventato legge. Il Senato lo ha infatti approvato con 193 voti favorevoli, 10 contrari e 15 astensioni. Si tratta di una misura fortemente voluta dal governo che ha lo scopo di sostenere in modo più attivo le famiglie italiane.
Un disegno di legge che però non ha riscosso evidentemente le simpatie di tutti i partiti. Fratelli d’Italia, ad esempio, ha deciso di astenersi in massa. E lo stesso ha fatto anche il senatore di alternativa Mattia Crucioli.
Subito dopo la notizia della sua approvazione, è arrivato anche un commento del ministro Bonetti. La donna, intervistata dalla trasmissione Radio Anch’io, ha dichiarato: “È un giorno importante per il nostro Paese, perché è un giorno in cui il nostro Paese fa il primo passo per una riforma complessiva. Le famiglie ma soprattutto i bambini e i giovani sono al centro delle politiche di investimento dell’Italia. L’assegno che oggi sarà approvato è un pezzo del Family Act è un intervento economico a sostegno della crescita di tutte le bambine e di tutti i bambini, di tutti i figli. Finalmente una misura universale, una misura per tutti”.
Non era dello stesso parere Fratelli d’Italia, e il perché lo ha spiegato il vicepresidente del senato Rauti. La donna ha infatti spiegato che “A dispetto delle cifre che stanno circolando da giorni servirebbe un’operazione di verità, perchè, è inutile dirlo, ma la coperta è corta e per rispettare le attese servirebbero 30 miliardi, che al momento non ci sono. Quindi sincerità, così come servirebbe nell’ammettere che la platea degli aventi diritto sarà decisa dall’Isee sul quale da tempo esprimiamo dubbi”.
Resta però il fatto che con l’approvazione avvenuta in senato questo provvedimento diventa realtà. Certo, un problema esiste. Non è chiaro dove il nostro paese reperirà le risorse finanziarie necessarie a sostenerlo. Bisognerà dunque aspettare l’arrivo della prossima legge di bilancio per capire in che modo verrà risolta questa criticità. In ogni caso, sono in molti a sostenere che con questa approvazione in Senato del Family Act, le politiche a sostegno della famiglia stanno per subire una vera e propria rivoluzione.
Anche perché si tratta di un provvedimento che, come abbiamo spiegato in precedenza, andrà a sostituire le attuali misure previste a sostegno dei nuclei familiari. Da ora in poi per ogni figlio a carico verrà varato un singolo assegno sociale. Questo sarà erogato a partire dal settimo mese di gravidanza e durerà fino al diciottesimo anno di età. Nel caso però in cui il figlio decida di intraprendere un percorso universitario, ci sarà la possibilità di prorogare la durata dell’assegno fino all’età di ventuno anni.
Le casse dello stato inoltre trarranno un beneficio immediato dalla cessazione di tutte le altre misure. Il governo ha stimato che vi sarà un risparmio pari a circa quattordici miliardi di euro. Buona parte di queste risorse saranno comunque reinvestite per finanziare l’assegno unico per i figli e andranno dunque almeno in parte a coprire i fondi attualmente mancanti.
Per quanto riguarda la media delle risorse che si può arrivare a percepire, questo dovrebbe attestarsi sui 250 euro al mese per ogni figlio a carico. Per quanto riguarda invece i requisiti, al momento questa misura è stata prevista esclusivamente per i lavoratori dipendenti. Una scelta che naturalmente ha scatenato l’ira di partite iva e liberi professionisti di vari settori, che si sentono discriminati in tal senso dallo stato.
D’altronde, di certo non hanno famiglia soltanto i lavoratori dipendenti e la scelta dell’esecutivo ha dato da pensare fin dal primo momento in cui è stata redatta la bozza. Il governo ha promesso però che proverà in seguito ad allargare la platea dei beneficiari. Come accennavamo in precedenza, l’assegno resterà in vigore fino al compimento dei 18 anni di età del figlio a carico, o fino a 21 anni nel caso in cui intraprenda un percorso di studi. In questo caso, nel momento in cui si compie la maggiore età, il suo importo verrà progressivamente ridotto.
Dal 18esimo anno di età e fino al 21esimo è previsto che l’assegno subisca una rimodulazione al ribasso e dal raggiungimento della maggiore età l’assegno unico viene erogato direttamente al figlio, che diventa beneficiario. Inoltre, in caso di figli con disabilità, decade il limite massimo del compimento del 21esimo anno di età per usufruire dell’assegno unico.
Tutto questo decade nel caso in cui però il figlio a carico sia invece disabile. Qui infatti decade il limite dei 21 anni come fine della prestazione assistenziale. Altro aspetto importante, è che questa misura non è incompatibile con il reddito di cittadinanza. E questo significa che i beneficiari potranno percepire entrambi i provvedimenti a sostegno del reddito, se soddisfano i requisiti richiesti.
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