Lo scienziato che definì per primo i sintomi del Parkinson, da cui prese il nome della malattia, nacque l’11 aprile 1755.
Da allora, la Medicina ha cercato rimedi e soprattutto di prevenire quella che è definita la “paralisi agitante”. Una terribile malattia che colpisce moltissime persone. E non solo in età avanzata. Recenti studi lanciano l’allarme: sempre più persone potrebbero soffrire di questo disturbo, e sempre più in “età lavorativa”.
Attualmente, sono più di 400 mila le persone affette da Parkinson. Un numero impressionante ma purtroppo destinato ad aumentare, secondo le ultime stime. Quella che era nota come una malattia “tipica” degli anziani, sembra che stia coinvolgendo sempre più giovani.
Secondo gli studi di Alberto Albanese, responsabile del reparto Neurologia dell’Istituto Clinico Humanitas nonché docente all’Humanitas University, “la metà dei casi insorge tra i 40 e i 58 anni , il 25% tra 20 e 40 anni, mentre solo il restante 25% riguarda pazienti over 80. Le nuove evidenze sulla malattia di Parkinson fanno osservare un incremento di forme giovani, con esordio fra 21 e 40 anni: negli ultimi 60 anni si è passati da una frequenza dell’1% a punte di oltre il 18%, con una media generale del 5% circa.”
I dati sono allarmanti. La Medicina, nel frattempo, cerca soluzioni più efficaci possibili. Non solo nella cura, ma anche nella prevenzione. Spesso, infatti, quando la malattia viene diagnosticata è già troppo tardi. Ecco perché gli scienziati ci raccontano le loro esperienze e ci danno qualche suggerimento su come fare a riconoscere la malattia ai suoi primi stadi.
Certo nessuno di noi è medico, ed è impossibile capire per tempo se siamo affetti da una malattia. Anche se possiamo imparare ad ascoltare e comprendere i messaggi inviati dal corpo. In questo ci aiutano senza dubbio le parole di Alfredo Berardelli, presidente della Società Italiana di Neurologia.
Egli afferma infatti che “Per diagnosticare la malattia nella fase pre-sintomatica bisogna prestare attenzione alle manifestazioni cliniche non specifiche: come il deficit olfattivo, la depressione e, soprattutto, il disturbo comportamentale durante il sonno Rem: circa il 60% dei pazienti che urlano, scalciano e tirano pugni sviluppa la malattia entro 10-12 anni“.
Se presa in tempo, la malattia può essere trattata molto meglio, grazie alle innovative terapie farmacologiche oggi a disposizione. Ma la prevenzione, così come per altri disturbi, rimane sempre un’arma molto efficace. Ecco perché la comunità scientifica cerca di sensibilizzare sempre più le persone. Nel caso del Parkinson, intervenire in tempo può fare davvero la differenza.
(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)
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