Nuovi studi confermano che il Sesto Senso esiste, ed è possibile cominciare a “misurarlo”. Si apre un nuovo modo di interpretare la mente umana.
Quante volte ci siamo trovati ad affrontare discussioni con i nostri familiari e amici sul “sesto senso”? Probabilmente tantissime. E probabilmente quel “me lo sentivo”, “lo sapevo!” ha suscitato diversi giudizi. Incredulità o, al contrario, consapevolezza. Ma forse gli scienziati in futuro potranno fugare ogni dubbio.
D’altronde, al momento e almeno ufficialmente, i sensi riconosciuti sono cinque. Sul sesto, sono state pubblicate teorie, libri, romanzi, ideati telefilm e quant’altro. Ma sempre sulla base di racconti “popolari” e mai a seguito di scoperte scientifiche. Eppure, a pensarci bene, capita a tutti noi, spesso o più di rado, di avvertire “sensazioni” circa ciò che ci accade, ma di non saperle inquadrare, appunto, in uno dei 5 sensi conosciuti.
Non possiamo negare che una di queste “sensazioni”, a volte, ci ha salvato la vita. O che ci ha “avvertito” di qualcosa di bello che stava per accadere. O semplicemente che c’era qualcosa “nell’aria” che non quadrava. Adesso non resta che aspettare le conferme dalla scienza. Che ha tracciato la prima “metodica” per misurare quelle capacità fino ad oggi considerate “marginali” oppure “occasionali”.
Lo studio, molto complesso e che è stato tra le altre cose finanziato da Biotechnology and Biological Sciences Research Council United Kingdom, riguardava la ecolocalizzazione. I risultati hanno interessato un gruppo di vedenti e non vedenti. Sono stati studiati i cambiamenti percettivi a seguito di test, e nello stesso ambito possiamo inserire i concetti di interocezione o propriocezione.
Sono termini che di per sé dicono poco, almeno a chi non studia la scienza. Per spiegarlo in modo più semplice possiamo dire che riguardano gli adattamenti che il cervello mette in atto per capire cosa sta succedendo nell’ambiente dove si trova. Gli adeguamenti e le percezioni cambiano continuamente, e soprattutto a livello inconscio. Per dirla in breve, quando ci muoviamo non è che dobbiamo “pensare” di continuo a dove siamo. Il cervello lavora da sé. E provvede a calibrare tutte le funzioni vitali.
La mente, insomma, analizza di continuo i suoni che provengono dall’esterno, i cambiamenti di temperatura e di luce o buio, per attuare in tempo tutto ciò che serve a sopravvivere. Un lavoro immenso, che viene fatto in ogni istante e di cui noi non ci accorgiamo. A livello conscio, naturalmente.
In uno dei passaggi dello studio leggiamo come in realtà, anche l’uomo, sia dotato di quella funzione “radar” che conosciamo meglio nei pipistrelli, o nei pesci, tanto per fare degli esempi. Solo che noi non riusciamo a controllarlo come (probabilmente) vorremmo.
“L’ecolocalizzazione è una particolare abilità dell’udito spaziale, ovvero la capacità di utilizzare il suono riflesso per ottenere informazioni sull’ambiente. Anche se l’ecolocalizzazione è principalmente associata ai pipistrelli, è ormai accertato che anche gli esseri umani sono in grado di utilizzarla“.
Non solo, sembra che alcuni studi – praticamente agli albori, va detto – stiano valutando l’effetto degli ormoni sulle capacità sensoriali. Sembra che vi sia differenza tra uomo e donna. E che in una situazione di stress, stato depressivo o malattia, anche il Sesto Senso risenta in modo negativo.
Insomma, sicuramente tutto è “collegato” e la verità scientifica è lì che aspetta di essere svelata, anche se in realtà l’essere umano ha sempre “saputo prima” ciò che poi è stato inquadrato in modo accademico. Molto probabilmente, succederà la medesima cosa con la conoscenza del Sesto Senso.
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