I contributi volontari sono una soluzione per guadagnarsi la pensione, ma rispettando precise regole. Ecco quali.
Per tutti coloro che ormai non sono più giovani e con difficoltà possono essere reinseriti nel mondo del lavoro, sussiste la possibilità di versare i contributi volontari per avvicinarsi alla pensione.
Forse non tutti sanno che esiste un meccanismo che consente di facilitare l’avvicinamento alla pensione. Esso prende il nome di contributo volontario e si rivela utile – in particolare – per coloro che intendono maturare i requisiti previdenziali necessari, pur avendo perso il lavoro senza essere riusciti a rioccuparsi nuovamente. Si tratta di una situazione oggi più diffusa che mai, complice una persistente crisi del mercato del lavoro e nonostante qualche segnale positivo.
Essere fuori dal circuito del lavoro e ritrovarsi – al contempo – troppo avanti con l’età per ambire ad un rapido ritorno sul posto di lavoro e troppo giovani per conseguire il trattamento pensionistico. Oggi in tanti si trovano in questa sorta di limbo, ma una via di uscita c’è. Come detto, sono i contributi volontari, ossia proprio ciò di cui intendiamo parlare di seguito. I dettagli.
Il lavoratore che vuole rendere utili a scopo pensionistico i periodi nei quali non compie alcuna attività può comunque farlo, in virtù degli accennati contributi volontari. Essi di fatto consistono in una contribuzione versata spontaneamente dal lavoratore per i periodi di inattività.
Detti versamenti sono utili sia ai fini del diritto, che ai fini dell’importo della pensione. Come vedremo un po’ più nel dettaglio tra poco, non tutti i lavoratori possono pagare i contributi volontari, ma esclusivamente quelli che vantano specifici requisiti, diversi in base alla gestione previdenziale di appartenenza ed all’anzianità di iscrizione.
Da notare altresì che la contribuzione volontaria può essere anche utile alla copertura dei periodi contribuiti solo in parte.
Specifiche regole valgono per i lavoratori subordinati, giacché l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari può essere dato se sono stati versati 5 anni di contributi effettivi, inerenti a qualsiasi epoca lavorativa.
Oppure alternativamente all’appena menzionato requisito, 3 anni di contributi nei 5 anni anteriori alla domanda di autorizzazione, ma con queste regole di dettaglio:
In linea generale, l’ok ai contributi volontari è dato con decorrenza successiva al termine o alla sospensione del lavoro. Comunque, il rilascio dell’autorizzazione ai contributi volontari per anticipare l’addio al lavoro è subordinato alla cessazione o all’interruzione del rapporto di lavoro che dato luogo all’obbligo assicurativo.
In particolare, per i lavoratori subordinati l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria è concessa dal primo sabato posteriore alla presentazione della domanda.
Lo abbiamo accennato, i contributi volontari sono una sorta di ‘escamotage’ per uscire da una situazione di stallo, che consente di anticipare il traguardo pensionistico, sul piano dell’età e dei pagamenti. Le regole di legge, previste per i lavoratori autonomi iscritti all’Istituto di previdenza sociale, sono quelle che seguono e in particolare, l’ok al versamento dei contributi volontari è dato se sono stati versati:
Da notare altresì che il requisito contributivo obbligatorio per l’autorizzazione, deve essere perfezionato sulla scorta delle mere contribuzioni versate nella gestione separata Inps, ossia l‘organo che si occupa di gestire gli aspetti previdenziali di lavoratori autonomi e liberi professionisti.
Per quanto attiene agli autonomi l’autorizzazione alla cd. prosecuzione volontaria è data dal primo giorno del mese di presentazione della domanda.
Ricordiamo infine che, in linea generale, la spesa in gioco per i versamenti volontari non è affatto esigua; perciò, spetterà al singolo interessato valutare se davvero ne valga la pena.
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