Quando acquistiamo prodotti al cioccolato forse non sappiamo come opera quel determinato marchio. Un’indagine ci svela quali sono i marchi peggiori.
Parliamo non soltanto della qualità della materia prima, ovvero il cacao. Quando un’azienda produce cioccolatini & co entra a far parte di una filiera dove possono comparire sfruttamento, mancanza di etica ambientale e poca trasparenza sulle fasi produttive. Un’indagine ci racconta chi sono i marchi “da evitare”.
Purtroppo, dietro ai prodotti che per noi sono “semplicemente” gustosi, si celano problemi che stanno minando l’intero Pianeta. Basti pensare che zucchero e cacao sono coltivati in aree tropicali e sub tropicali, che per offrire questi prodotti sono state distrutte. L’ecosistema originario, le foreste, non esiste quasi più.
Nel corso dei decenni, l’espansione delle terre adibite a coltivazioni agricole ha creato danni irrimediabili all’habitat di moltissime specie animali. Non solo: la deforestazione ogni anno è responsabile del 20% della produzione dei gas serra. E sappiamo tutti che è proprio questa che sta portando il nostro Pianeta verso una linea di non ritorno.
In quanto consumatori abbiamo il diritto, ma anche il dovere, di conoscere la filiera produttiva da cui deriva il cioccolato che compriamo. Solamente con scelte consapevoli potremo fermare le ingiustizie che si celano dietro la creazione di cioccolatini, uova pasquali, barrette e tutti i cibi che contengono cacao.
Il WWF, proprio l’anno scorso, pubblicò un report in cui si denunciava la situazione (disastrosa) che il Pianeta sta vivendo, a causa del sistema alimentare odierno.
Come si evince da un estratto dell’approfondimento, infatti, questo sistema “è anche la prima causa di perdita di biodiversità sul Pianeta che avviene soprattutto nei Paesi tropicali. Paesi che ospitano le piantagioni di molte di queste commodity: Brasile, Argentina, Messico, Paraguay, Uruguay, Ghana, Costa d’Avorio, Uganda. Sono diventate terre destinate alla produzione di alimenti per il consumo, in primo luogo, dei Paesi occidentali. È più che mai indispensabile che tutti i consumatori siano consapevoli quanto le loro scelte siano determinanti per le sorti del Pianeta. E soprattutto che possiamo e dobbiamo fare qualcosa per cambiarle per il meglio. Stiamo divorando il Pianeta senza capire quanto in realtà la nostra salute sia profondamente connessa con quella dell’ambiente in cui viviamo.”
Un’indagine, svolta da The Chocolate Score Card, ha voluto scoprire quali fossero le aziende produttrici di cioccolato peggiori al mondo. Ciò che è stato valutato non è la bontà del prodotto finito. Ma come le aziende operano nei territori e qual è il trattamento che riservano ai lavoratori.
In particolare, sono stati presi questi parametri: trasparenza e tracciabilità degli ingredienti; lavoro (anche) minorile; reddito degli agricoltori; deforestazione; tutela delle coltivazioni per preservare l’ambiente; utilizzo di pesticidi e/o sostanze chimiche.
I punteggi assegnati ai vari marchi ha decretato una classifica. Ma la sorpresa peggiore è arrivata da 3 grandi aziende, che non hanno partecipato all’indagine rifiutandosi di inviare i dati richiesti. Questo è stato visto da The Chocolate Score Card come una “ammissione di colpa”. Non fornire le modalità di produzione significa avere qualcosa da nascondere.
I 3 marchi che hanno quindi subito un pessimo giudizio sono: Storck (che produce anche le famose caramelle al caramello Werther’s, i dolcetti alla crema di nocciola Toffifay e i cioccolatini Merci); General Mills (che opera di concerto con altri 98 marchi produttori di cibo statunitensi); e a sorpresa, il noto marchio Starbucks, che produce bevande al cioccolato e caffè, dessert e persino capsule per macchine espresso.
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