Un’analisi della Fondazione studi consulenti del lavoro smonta almeno in parte utilità e benefici dell’assegno unico INPS.
La Fondazione studi dei consulenti del lavoro non esprime un giudizio complessivamente positivo sulla novità dell’assegno unico e universale. I rilievi in un recente studio pubblicato.
L’assegno unico e universale nasce come misura a supporto delle famiglie, nella finalità di semplificare il quadro dei contributi a sostegno della natalità e genitorialità. Esso è di fatto un aiuto economico per ciascun figlio a carico fino ai 21 anni di età. Detta misura non sembra però aver soddisfatto tutti, quanto meno alla luce delle analisi effettuate dalla Fondazione studi consulenti del lavoro.
Anzi, l’assegno unico avrebbe ripercussioni negative sulle buste paga, a cominciare da marzo 2022, mese del debutto ufficiale della misura in oggetto. Si tratta delle conclusioni che emergono un documento pubblicato in questi giorni dalla citata Fondazione. In esso sono menzionati 5 casi di famiglie che percepiscono l’assegno unico e universale per i figli (AUU), con i relativi riflessi in busta paga. Vediamo allora alcune considerazioni significative, svolte nel documento della Fondazione.
Lo studio consente di valutare l’impatto dell’assegno unico sulla dimensione ‘economica’ di milioni di famiglie, e lo scenario lineato non è dei migliori. Anzi il giudizio dato dalla Fondazione è nel complesso negativo, sui seguenti fronti:
Non solo. La Fondazione studi consulenti del lavoro ha dato una valutazione negativa anche dell’idea di base della riforma, vale a dire assegnare a tutti un aiuto sostanziale per il sostentamento dei figli come elemento di valore in se stesso, al di là di effettive ‘carenze’ di reddito.
Per dare luogo ad un’analisi limpida e accurata delle criticità del meccanismo del nuovo assegno unico, la Fondazione ha preso in considerazione cinque casi pratici diversi. Ricordiamoli in sintesi:
1) genitori coniugati, lavoratore dipendente, moglie a carico, 2 figli minori di 3 anni con ISEE pari a 6.400 euro;
2) genitore convivente con 1 figlio maggiore di 3 anni e con un
ISEE di euro 11.537,00;
3) genitori coniugati, lavoratore dipendente, moglie a carico, 3 figli maggiori di 3 anni, 1 figlio minore di 3 anni e ISEE di 24.900 euro;
4) madre separata con 2 figli maggiori di 3 anni e ISEE pari a 15.298 euro;
5) genitori coniugati, lavoratore dipendente, moglie a carico, 2 figli maggiori di 3 anni, ISEE non presentato, reddito 98.258 euro.
Da quanto valutato dalla Fondazione emerge un sostanziale svantaggio economico derivante dall’applicazione del nuovo sistema dell’assegno unico, rispetto al sistema anteriore – più articolato ma anche più remunerativo per le famiglie con figli.
Nello studio effettuato dalla Fondazione, sono essenzialmente due gli elementi su cui il meccanismo del nuovo assegno unico mostrerebbe dei punti deboli. Da un lato è nel mirino l’utilizzo dell’ISEE come parametro di misura, giacché – secondo il punto di vista della Fondazione – non darebbe una effettiva valutazione della situazione economica del nucleo familiare, in quanto tiene conto anche del patrimonio (immobili, autovetture, risparmi ecc.).
Dall’altro lato, invece, la Fondazione ritiene complesso e difficile da comprendere il metodo di calcolo, con il risultato che una misura nata per semplificare, conterrebbe invece elementi di non agevole interpretazione.
Nell’analisi in oggetto qualche valutazione positiva è comunque fatta. Per la prima volta infatti incassano l’assegno unico per figli minorenni i lavoratori autonomi, a patto di averne i requisiti Isee.
Tuttavia la Fondazione altresì rimarca che: “gli unici a trarre benefici dalla nuova misura sembrano essere i nuclei in possesso di un Isee particolarmente basso (sotto la media) o le famiglie che, avendo redditi e Isee significativamente alti, in passato non hanno mai beneficiato di ANF”.
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