La pensione anticipata è un’opportunità che i lavoratori non possono perdere. Due le modalità di uscire dal mondo del lavoro a 64 anni.
La prima è Quota 102 che può essere chiesta da tutti i lavoratori che però hanno versato un numero considerevole di contributi. La seconda possibilità è la pensione anticipata contributiva. Questa può essere richiesta solo da una determinata categoria di lavoratori.
Altrimenti per andare in pensione non resta che aspettare i 67 anni di età anagrafica e almeno 5 anni di contributi versati, ovvero richiedere la pensione di vecchiaia. L’importante è non commettere errori che possono vanificare la possibilità di lasciare il mondo del lavoro in anticipo.
La riforma delle pensioni è al centro dei lavori del Governo. Si prevede per il 2023 un cambiamento per i lavoratori che vorranno andare in pensione. I lavori sono ancora ma sindacati e Governo sperano di arrivare a un accordo entro la fine dell’anno.
Uscire dal mondo del lavoro in anticipo nel 2022 è possibile attraverso due possibilità Quota 102 e pensione anticipata contributiva.
Con la Quota 102 i lavoratori devono aver compiuto 64 anni di età anagrafica e versato almeno 38 anni di contributi. Tale possibilità è riconosciuta dall’attuale legge di Bilancio, mentre la circolare INPS n.38 dell’8 marzo 2022 fornisce tutte le informazioni sulla nuova modalità di pensionamento, la maturazione dei requisiti e i termini dei pagamenti dei TFS/TFR.
La Quota 102 interessa soprattutto i lavoratori dipendenti e autonomi nati nel 1958. Questa misura pensionistica ha sostituito di fatto Quota 100 terminata a dicembre 2021 e che proponeva una pensione anticipata a 62 anni e 38 anni di contributi. In realtà, che il nostro sistema previdenziale permette di andare in pensione a 57 anni con e senza legge 104.
La pensione anticipata contributiva, introdotta nel 1995 (legge Dini), richiedere altri requisiti altre all’età anagrafica di 64 anni:
Un accenno all’ultimo requisito, che spesso crea confusione nei lavoratori. Per poter accedere alla pensione anticipata contribuita è necessario che l’assegno pensionistico abbia un importo 2,8 volte l’assegno sociale. Attualmente esso è di 468 euro mensili, quindi l’assegno dovrà essere pari o superiore a 1.310,40 euro mensili (468 x 2,8). Quindi si evince che questa misura non è indicata per tutti i lavoratori, ma solo per coloro che hanno retribuzioni piuttosto alte ma carriere brevi.
Attenzione però perché se un lavoratore ha richiesto il riscatto di periodi di contribuzione prima del 1996 ha commesso un grave errore. Di conseguenza, lo escluderebbe dalla possibilità di fruire della pensione anticipata contributiva.
Tuttavia, si potrebbe rimediare all’errore con lo strumento della neutralizzazione o sterilizzazione. Si tratta di un sistema che permette di eliminare dal calcolo della pensione alcuni periodi di contribuzione che possono danneggiare l’importo della pensione.
Non sempre è possibile però eliminare i contributi versati per maturare la pensione. Si può andare indietro solo di 5 anni precedenti la data di pensionamento. Così come ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n.26442/2021.
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