I contribuenti titolari di conti correnti bancari devono stare attenti ai costi e ai tassi negativi applicati dalle più note banche italiane. Quali? Ecco la lista.
Le banche possono imporre tassi negativi e costi aggiuntivi per i propri correntisti, mettendo a rischio la liquidità dei risparmiatori. Questo, infatti, vuol dire che per continuare a conservare i propri soldi in banca, bisognerà pagare. Tale politica riguarda, per il momento, i conti correnti inattivi con giacenze superiori a 100.000 euro.
A causa della crisi finanziaria, i conti correnti hanno un costo sempre più elevato per le banche. Mai come nell’ultimo periodo, infatti, sono stati generati risparmi. Questo, però, ha avuto un effetto deleterio per le banche, che sono obbligate a conservare i propri depositi in esubero presso la Banca centrale europea che, però, li paga attraverso un tasso di interesse negativo. Cosa vuol dire? Che le banche sono costrette a pagare per i propri depositi.
Avere un’eccessiva liquidità “parcheggiata” presso i conti correnti, oggi, non è per nulla vantaggioso. Alcune banche italiane (seguite da quelle francesi e tedesche) hanno stabilito l’introduzione di un tasso di interesse negativo sui depositi dei propri correntisti più abbienti.
Le banche italiane, purtroppo, hanno dovuto adeguarsi alla politica di tassi bassi attuata dalla Banca centrale europea per incentivare l’economia e spingere gli istituti bancari a prestare denaro anziché depositarlo in riserva.
Quali sono le misure finanziare adottate dai principali istituti di credito italiani? Di seguito, il punto della situazione.
La linea guida, quindi, è quella di colpire coloro che hanno sui propri conti correnti delle somme di liquidità consistenti. Questo perché si ritiene che tale fenomeno possa provocare effetti catastrofici sul quadro economico, per gli squilibri tra i costi affrontati per l’erogazione del servizio ed i guadagni derivanti dall’utilizzo del servizio stesso.
Secondo Goldman Sachs (una delle banche d’affari più grandi al mondo), i tassi negativi imposti dalla Banca centrale europea avranno un impatto sulle banche continentali per un totale di circa 7 miliardi di euro. Di conseguenza, l’unica alternativa loro a disposizione è quella di recuperare i rendimenti perduti rivalendosi sui propri clienti.
Quel che è certo, però, è che, almeno per il momento, gli interessati da tali manovre saranno esclusivamente i depositi più importanti. Le banche italiane, inoltre, hanno optato per la remunerazione dei servizi offerti anziché per l’applicazione di tassi negativi sui depositi; quest’ultima soluzione, tra l’altro, è mal vista dal Governo, che cercherà di evitare a tutti i costi una tassa sui conti correnti.
La preoccupazione, tuttavia, resta alta e i clienti delle banche hanno paura che le possibili manovre future possano concretamente colpire i loro risparmi. Si teme, infatti, per la stabilità delle istituzioni finanziarie europee e questo clima di incertezza potrebbe spingere i clienti a suddividere le proprie risorse finanziarie su più depositi presso diverse banche o a prelevare una quota della propria liquidità e conservarla in contanti.
Bisognerà conservare la massima cautela per evitare di aumentare la sfiducia dei cittadini nei confronti degli istituti bancari ed ottenere l’effetto contrario, ossia il non consumo.
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