Esiste uno strumento molto vantaggioso, che permette di pagare meno tasse sulle abitazioni ed, addirittura, guadagnare. Di cosa si tratta? Scopriamolo.
Tramite l’usufrutto, il proprietario può risparmiare sul pagamento degli oneri relativi alla casa. Bisogna, però, fare attenzione a tutte le novità legislative previste per il nuovo anno. Quali sono?
L’istituto dell’usufrutto può essere uno strumento molto utile per consentite al nudo proprietario di risparmiare sulle tasse. Secondo la normativa attualmente vigente, infatti, è dovere dell’usufruttuario pagare determinati tributi, come Imu, Irpef, spese condominiali e di casa che rientrino nell’ordinaria manutenzione ed, infine, la Tari sui rifiuti.
L’usufrutto di una casa comporta il diritto di usare il bene e, contemporaneamente, di goderne dei benefici. Nonostante ciò, non si tratta di una vera e propria vendita, perché la proprietà non è dell’usufruttuario che sfrutta l’immobile, ma rimane sempre in capo al legittimo proprietario. Quest’ultimo, infatti, conserva la cd. nuda proprietà.
L’usufrutto, inoltre, ha una durata definita nel tempo, perché può essere concesso solo per un determinato periodo oppure fino alla morte dell’usufruttuario. In quest’ultima ipotesi, il nudo proprietario (o i suoi eredi) diventano nuovamente gli unici a godere dell’immobile.
I motivi per i quali si decide di concedere una casa in usufrutto sono svariati, ma soprattutto perché la legge prevede una serie di vantaggi fiscali, primo fra tutti la possibilità di pagare meno tasse.
L’usufrutto è un cd. diritto reale di godimento, per mezzo del quale un soggetto (usufruttuario) ha il diritto di utilizzare e di beneficiare di un bene che, però, è di proprietà altrui (nudo proprietario), con l’obbligo di non cambiarne la destinazione economica. L’usufruttuario, dunque, non diventa il nuovo proprietario del bene, ma acquista tutti i diritti relativi ad esso e può “beneficiare di tutti i suoi i frutti naturali, come l’affitto del bene”.
Nel caso in cui una casa sia interessata da usufrutto, il legittimo proprietario diventa un cd. nudo proprietario, cioè mantiene senza nessun vincolo la proprietà dell’immobile, ma l’uso ed il godimento di quest’ultimo spettano all’usufruttuario.
La disciplina di tale istituto giuridico è prevista dall’art. 981 del codice civile.
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Nella maggior parte delle ipotesi, un proprietario decide di dare una casa in usufrutto ad un figlio, parente o conoscente, per ottenere varie agevolazioni, come il risparmio su tasse e spese. La normativa, infatti, prevede una serie di oneri a carico dell’usufruttuario, che è colui che ha l’effettivo godimento del bene. In particolare, l’usufruttuario deve provvedere al:
Il nudo proprietario, invece, deve pagare le spese straordinarie previste dal condominio o da ulteriori istituti, relative alla manutenzione della casa. Deve, inoltre, versare le imposte che riguardano la nuda proprietà.
Il legittimo proprietario, infine, può decidere di vendere la casa in ogni momento, ma la vendita non estingue l’usufrutto; di conseguenza, chi acquista l’immobile diventerà a sua volta, nudo proprietario, fino alla scadenza dell’usufrutto.
Altri vantaggi dell’usufrutto consistono nel risparmio su eventuali spese per riacquisire il pieno possesso della casa da parte dei nudi proprietari o dei loro eredi. Infatti, qualora si decida di far cessare il diritto con la morte dell’usufruttuario, i nudi proprietari riavranno il pieno possesso della casa, senza l’obbligo di pagare tasse o imposte. L’unico tributo che dovranno corrispondere sarà la sola registrazione sulla riunione, in capo ad un unico soggetto, dei diritti di proprietà del bene, chiamata anche “consolidamento”.
Dal punto di vista fiscale, invece, l’usufrutto su una casa concede al proprietario di pagare meno tasse per mezzo della riduzione della base imponibile dell’immobile, dovuta alla circostanza che questo viene ceduto in uso ad una terza persona.
I guadagni derivanti dall’usufrutto della casa consistono, dunque, nel pagamento di meno tasse e spese da parte del nudo proprietario, ma non solo. È possibile, infatti, chiedere all’usufruttuario il pagamento di un canone (come nel caso dell’affitto), con la notevole differenza, però, che su tale canone la legge non richiede il pagamento di nessuna imposta.
Un immobile in usufrutto, poi, si può dare in affitto. In base a quanto stabilito dalla disciplina codicistica, se la casa in oggetto viene concessa in affitto da parte dell’usufruttuario, quest’ultimo avrà l’obbligo di versare le relative tasse e spese. Il nudo proprietario, dunque, non dovrà pagare nulla e, addirittura, guadagnerà incassando la somma di affitto della casa.
Spetta, poi, al locatore versare i tributi sui canoni di locazione dell’immobile in usufrutto. Tale obbligo, cioè, grava su colui che firma e registra il contratto. Anche in tale caso, quindi, se è l’usufruttuario ad agire, sarà lui a dover pagare le tasse sui canoni di affitto e non il nudo proprietario.
Le suddette regole relative alla locazione della casa in usufrutto, infine, valgono nei confronti del nudo proprietario se è lui a firmare l’atto di affitto dell’immobile. In tale ipotesi, infatti, sarà il proprietario a dover versare tutti i tributi e le spese.
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