L’assegno unico e universale è entrato in vigore il 1° marzo 2022 sostituendo di fatto i precedenti incentivi sul sostegno alle famiglie.
Insomma, si tratta di un beneficio mensile che spetta a tutte le famiglie con figli a carico con un’età massima di 21 anni. Entrato in vigore a marzo 2022, le famiglie interessate devono farne richiesta subito perché dopo il 30 giugno addio soldi.
Inoltre, è bene ricordare che sostituisce anche gli Assegni al nucleo familiare (ANF) e infatti ci sarà un brusco taglio alla busta paga con l’assegno unico figli, ecco qual è il reale guadagno.
22.500 sono le domande di assegno unico e universale bloccate dall’INPS perché ha richiesto una documentazione aggiuntiva. Per la maggior parte si tratta della verifica del possesso dei requisiti dei figli maggiorenni dai 18 ai 21 anni.
Per questo motivo l’INPS il 20 aprile ha pubblicato un messaggio, il numero 1714, in cui chiarisce alcuni aspetti dell’assegno unico e universale a seconda dei beneficiari che lo hanno richiesto.
Per i genitori entrambi lavoratori con reddito è prevista una maggiorazione dell’assegno pari a 30 euro per ciascun figlio minore, se l’ISEE è inferiore a 15mila euro. Tale maggiorazione si riduce gradualmente in base agli importi indicati nella tabella 1 del decreto. Non spettano con un ISEE pari o superiore a 40mila euro.
In pratica, la maggiorazione spetta:
Però non potrà essere richiesta se il nucleo familiare è composto da un solo genitore anche se lavoratore.
In questo caso le maggiorazioni sono due. La prima pari a 85 euro mensili per ciascun figlio successivo al secondo, se l’ISEE è pari o inferiore a 15mila euro. Si riduce gradualmente fino a 15 euro se l’ISEE e superiore a 40Mila euro. La seconda maggiorazione è per così dire forfettaria e riguarda famiglie con quattro o più figli. In questo caso sarà di 100 euro mensili per nucleo familiare.
Inoltre, se un nucleo familiare è formato da figli con diversi genitori, la maggiorazione spetta al 100% al genitore per i quali è accertato il rapporto di genitorialità con i figli.
Sulla base delle regole ISEE, sono considerati tutti i figli a carico anche se non hanno diritto all’assegno unico. In mancanza di ISEE, la famiglia può fare un’autodichiarazione. Esempio: famiglia con quattro figli, di cui uno 27 anni e gli altri fratelli minori. In questo caso il figlio di 27 anni non beneficia dell’assegno, ma il nucleo familiare spetta la maggiorazione perché famiglia con 4 figli.
In questo caso, però, l’INPS comunicherà una nuova funzionalità della domanda per autocertificare le famiglie con figli a carico facenti parte del nucleo secondo il modello ISEE ma non beneficiari dell’assegno unico e universale.
In questo caso beneficerà dell’assegno il genitore a cui il giudice ha affidato il figlio. L’assegno sarà al 100%. I genitori separati però possono decidere che il contributo venga erogato a solo uno dei due. Tale decisione va inserita nella domanda e non può essere più modificata.
Come si sa, l’assegno unico è riconosciuto per ciascun figlio maggiorenne fino ai 21 anni. Questo però deve essere studente, tirocinante, disoccupato o in servizio civile universale. Deve avere un reddito complessivo Irpef inferiore a 8mila euro. Questo limite non si applica a figli maggiorenni con disabilità. Inoltre, devono far parte del nucleo familiare indicato ai fini dell’ISEE e il reddito complessivo è la somma di tutti i redditi imponibili.
I figli maggiorenni con età inferiore ai 26 anni che non convivono con nessun genitore possono far parte del nucleo familiare e sono fiscalmente a carico se:
Infine, se i figli diventano maggiorenni dopo l’invio della domanda, potranno presentare una nuova domanda per conto proprio che farà decadere quella presentata dal genitore. In questo caso l’erogazione dell’assegno sarà diretta al solo figlio neo-maggiorenne. Comunque sia tale integrazione sarà possibile solo fino alla fine dell’anno di riferimento della prestazione, quindi fino al 28 febbraio dell’anno successivo.
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