Oggi è una data che rimarrà nella storia, perché finalmente dopo decenni di tentennamenti la Corte Costituzionale ha deciso.
Il cognome del padre non sarà più assegnato in automatico ai figli. Nati dal matrimonio, al di fuori oppure adottati. La questione era in sospeso da molto tempo, ma era doveroso cambiare per adeguarsi all’evoluzione della società. Ecco cosa ha deliberato la Corte Costituzionale.
Oltre ad una svolta giuridica, questa sentenza ha un valore ancora più ampio. Di fatto, smantella definitivamente un tabù e una violazione dei diritti umani. Fino ad oggi, infatti, il cognome ai figli nati da una coppia veniva automaticamente attribuito usando quello del padre.
Le donne italiane, a causa dell’articolo 262 del Codice Civile, non potevano impedirlo. Un qualcosa che al giorno d’oggi sembra una vera assurdità, e che non ha più alcun senso. Quantomeno, possiamo affermare che tale usanza rappresentava un retaggio maschilista che oggi non era più tollerabile in una società dove uomo e donna sono uguali.
Tra le altre cose, questo cambiamento epocale avviene in prossimità della Festa della Mamma, che si celebrerà l’8 maggio prossimo. Sarà una ricorrenza ancora più significativa senza dubbio. Ma andiamo a scoprire come sono andare le cose.
Tutto nasce dalla richiesta di una coppia di Bolzano, che l’anno scorso chiedeva di assegnare il cognome materno al loro figlio, nato fuori dal matrimonio. Era il 14 gennaio 2021 e proprio la Corte, allora presieduta da Giancarlo Coraggio e con Giuliano Amato come relatore del caso, aveva deciso proprio di affrontare la questione.
La Corte si è auto interrogata, disquisendo sulla legittimità di alcune norme. E la sentenza ha chiarito definitivamente la questione. Infatti, è stata ritenuta “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre“.
E non mancano le spiegazioni che hanno portato alla decisione. “Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”. Le regole attuali violavano di fatto gli articoli n. 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, in correlazione con gli articoli n. 8 e 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Il percorso è stato davvero lungo. In realtà, una volontà di cambiamento era manifesta già dai primi anni 2000. Altre sentenze avevano dapprima chiesto alla Corte proprio di valutare la legittimità delle normative in essere. Nel 2016 arriva la prima decisione sulla possibilità di dare il doppio cognome ai figli.
Già due anni prima l’Italia era stata condannata dalla Corte per i Diritti Umani di adottare norme che ledevano il diritto delle madri. E che discriminavano il valore dell’identità personale, uguale tra uomo e donna.
C’è voluto tanto tempo ma finalmente adesso verrà applicata la nuova regola, ovvero: “il figlio assumerà il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico“.
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