La dieta mediterranea contempla tanti prodotti tipici, e quando si va a fare la spesa vogliamo comprare il miglior olio extra vergine d’oliva.
Ma stando all’ultimo test svolto da una nota rivista tedesca, le marche che conosciamo sono da “evitare”. Gli scioccanti risultati mostrano prodotti finali talmente contaminati che non potrebbero nemmeno essere definiti “extra vergine”. Ecco cosa è emerso dall’analisi di 19 marche di olio Evo italiane.
Nel nostro Paese vantiamo tantissime eccellenze, a partire dal cibo fino alle bellezze architettoniche e le immense ricchezze culturali e storiche. Purtroppo, qualcosa si deve essere perso per strada, chissà in quale momento e perché. Ogni giorno mettiamo in tavola cibi e bevande che crediamo “buoni” e salutari. Magari anche “migliori”, proprio perché prodotti nelle nostre terre, baciate dal Mediterraneo.
E invece la realtà ci presenta spesso un conto troppo “salato” da digerire. Grazie a indagini svolte da enti che difendono i consumatori, ci troviamo di fronte ad alimenti contaminati da sostanze pericolose. Le materie prime sono invase dal Glifosfato e da veleni usati nei campi. Le fasi produttive non sono così sicure come pensavamo – basti pensare ai casi eclatanti della Buitoni-Nestlé e della Ferrero – e oggi anche l’olio extra vergine d’oliva.
Uno studio ne ha analizzati 19, italiani, o quantomeno venduti in Italia, e praticamente nessuno ha superato i test.
L’analisi è stata svolta da una rivista tedesca specializzata, che si occupa di testare prodotti per informare e difendere i consumatori. Già in una delle conclusioni, le osservazioni sugli oli sono devastanti: “Un olio d’oliva controllato non dovrebbe essere venduto in questo modo“. In pratica, solamente uno tra i 19 analizzati soddisfaceva i criteri. Gli altri, sono stati definiti “non idonei alla dicitura extra vergine“. Ma sugli scaffali “vantano” etichette ingannevoli, con diciture che riportano a qualità eccellente. Che ovviamente fanno anche pagare cara.
Ciò che è emerso dai test è la presenza di alcune sostanze potenzialmente nocive per l’uomo, sicuramente “non adatte al consumo umano“. I valori, va detto, rientrano nei limiti stabiliti dalla Legge. Ma stiamo parlando di qualcosa che non dovrebbe esserci. Pesticidi, plastificanti e poi anche oli lubrificanti.
Gli esperti tedeschi, nel report, spiegano bene cosa hanno trovato: “Gli idrocarburi degli oli minerali sono un gruppo molto ampio di sostanze diverse. Di particolare interesse sono gli idrocarburi aromatici degli oli minerali (MOAH), alcuni dei quali sono cancerogeni. Il laboratorio incaricato ha trovato MOAH in un buon terzo dei prodotti. Raramente i sostenitori dei consumatori come noi, i politici e l’industria sono così d’accordo su questo punto: i MOAH non hanno posto nel cibo. […] Oltre ai MOAH, critichiamo gli analoghi MOSH. Quasi ogni olio ne è contaminato a vari livelli. I MOSH si accumulano nel corpo: cosa significhi per la salute umana non è ancora del tutto chiaro.”
Purtroppo, tra gli oli “peggiori”, ci sono quelli che al supermercato vengono venduti come “di alta qualità”. Marchi che sono da anni in commercio e di cui ci fidiamo. Nell’Olio Evo De Cecco sono stati riscontrate tracce di MOAH, componenti dell’olio minerale “notevolmente aumentati”, tracce di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e di un pesticida che non è stato meglio specificato.
Molto male anche Filippo Berio, che è risultato il peggiore dei test. Trovate tracce di oli minerali “notevolmente aumentati” e MOAH. E poi IPA, plastificanti e anche due pesticidi, tra cui la deltametrina che è nota per il suo potere distruttivo verso api e biodiversità.
Dennree Marchio Farchioni non se la passa meglio. Anche qui tracce di IPA e MOAH. E per finire “in bellezza”, l’Olio Evo Biologico Casolare bio Farchioni risulta contaminato con livelli aumentati di oli minerali, IPA e tracce di plastificanti.
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