Opzione donna permette di uscire prima dal lavoro per godersi qualche anno di pensione in più. Un caso pratico che merita attenzione.
Opzione donna è un trattamento pensionistico riservato alle lavoratrici dipendenti e autonome in presenza di determinati requisiti. I rapporti con l’eventuale pensione di reversibilità.
Come noto, l’opzione donna consiste in un trattamento pensionistico, calcolato in base al sistema contributivo, che comporta la possibilità per le lavoratrici donne (dipendenti e autonome) di anticipare l’uscita dal lavoro andando prima in pensione, in presenza di specifici requisiti.
Ebbene, nella maggioranza dei casi pratici l’opzione donna implica l’accettazione di una diminuzione della misura della pensione, legata alla considerazione per cui l’assegno è calcolato del tutto con il sistema contributivo.
Secondo gli esperti in materia previdenziale, la decurtazione per una lavoratrice si aggira più o meno intorno al 20-25%, rispetto alle regole del sistema misto.
Pertanto l’opzione donna va valutata con estrema attenzione dalla lavoratrice. Ciò specialmente laddove abbiano rilievo elementi esterni rispetto alla specifica situazione previdenziale in gioco. Vediamo più nel dettaglio.
Lo abbiamo appena accennato: nella decisione – da cui non si può peraltro tornare indietro – è opportuno prendere in considerazione anche altri fattori rispetto al mero importo dell’assegno pensionistico. In altre parole, la futura pensionata farà bene a tener conto dell’importanza di alcune situazioni particolari, che potrebbero attenuare o compensare l’effetto della diminuzione del reddito pensionistico.
Pensiamo alla circostanza, di certo non infrequente, della donna vedova e percettrice della cd. pensione di reversibilità. Ebbene, la presenza di una pensione ai superstiti ha indubbio rilievo in tema di esercizio eventuale dell’opzione donna. Il perché non è difficile da spiegare.
Ad esempio, vediamo il caso della titolarità di una pensione ai superstiti per chi:
Sulla scorta delle norme vigenti, possiamo affermare che la donna del nostro esempio pratico è in possesso degli effettivi requisiti per aderire alla pensione con opzione donna:
In sintesi, se questa persona andasse in pensione con opzione donna sarebbe gravata da una riduzione consistente del reddito pensionistico, che sarebbe di poco sotto a 20mila euro, ma comunque ben lontano dai 25 mila euro che potrebbe percepire se proseguisse il rapporto per un paio d’anni (senza esercitare opzione donna).
Nel caso che vogliamo qui analizzare, notiamo che la donna incassa nel frattempo una pensione di reversibilità che, per la presenza di altri redditi da lavoro, è stata diminuita dall’INPS in misura corrispondente al 25% a causa dell’incumulabilità di questa con lo stipendio.
Infatti, le pensioni ai superstiti sono abbassate:
Alla luce di ciò, le situazioni che possono presentarsi sono due, alternative l’una all’altra:
In quest’ultimo caso, dunque, un’ampia parte della riduzione patita dalla lavoratrice con il passaggio al sistema contributivo potrebbe essere recuperata attraverso l’eliminazione della quota di incumulabilità per redditi sulla pensione di reversibilità.
Ecco perché si può di certo affermare che la reversibilità è in grado di compensare la riduzione dell’assegno pensionistico. Resta comunque il fatto che la scelta è assolutamente discrezionale e spetterà ovviamente alla donna lavoratrice avente i requisiti sopra accennati.
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