Al via i controlli sulla cessione del credito accordata da parte del Fisco. Scopriamo quali sono i cinque fattori di rischio alla base delle verifiche.
Controlli stringenti sulla cessione del credito. Il Fisco vuole individuare gli illeciti e per farlo utilizzerà cinque fattori di rischio.
La cessione del credito è un contratto con cui un creditore trasferisce il proprio diritto di credito ad una terza persona o ente che provvederà con la riscossione dal debitore. I cittadini hanno iniziato ad approfondire la conoscenza della cessione del credito con l’attivazione di alcuni Bonus tra cui il Superbonus 110%. Con riferimento a questo incentivo dedicato alla riqualificazione energetica, ad essere ceduto è il credito d’imposta. Parliamo di un credito verso lo Stato attraverso il quale compensare debiti oppure ridurre le imposte. La cessione può essere a favore di una banca, dell’impresa che effettua gli interventi, di intermediari finanziari, di Poste Italiane. L’importante è rispettare la normativa e le direttive previste per l’accesso alla misura di riferimento per non rischiare le verifiche del Fisco.
L’Agenzia delle Entrate utilizza cinque fattori di rischio per individuare illeciti relativi ai bonus per la casa e la ristrutturazione. Un primo fattore è la diversa tipologia dei crediti ceduti; un secondo la coerenza e la regolarità dei dati inviati con le comunicazioni; un terzo i dati attinenti ai crediti oggetto di cessione; un quarto fattore riguarda i soggetti che intervengono nelle operazioni e, infine, l’ultimo fattore di rischio tiene conto delle informazioni presenti nell’Anagrafe Tributaria oppure dei dati presenti in ogni altro database dell’Amministrazione finanziaria.
Ad oggi, dunque, il Fisco si basa su cinque fattori di rischio ma nel 2023 dovrebbero diventare otto con una percentuale di controlli pari al 70% delle cessioni del credito pervenute. Al 31 dicembre 2021 sul portale dell’Agenzia delle Entrate risultano essere arrivate 4,6 milioni di comunicazioni e il numero crescerà durante l’anno in corso.
Se i fattori di rischio segnaleranno la pratica, il Fisco potrà bloccarla per effettuare le dovute verifiche. La sospensione può durare fino a 30 giorni e in questo lasso di tempo ogni comunicazione sul trasferimento del credito o sulle richieste degli sconti in fattura verrà messa in stand by. I profili di rischio, secondo il decreto anti frode, dovranno essere valutati e in base all’esito dei controlli il Fisco deciderà come procedere. Qualora il rischio non dovesse essere confermato la pratica verrebbe sbloccata per procedere con la cessione.
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