Il lavoro in nero non concede, purtroppo, le stesse garanzie del lavoro regolare. È utile, però, che il lavoratore conosca i propri diritti, tra i quali quelli relativi al pensionamento.
Il lavoro in nero deve essere accompagnato da tutte le garanzie previste per il lavoro regolare.
La sola circostanza che l’assunzione non sia stata regolarizzata non consente al datore di lavoro di non applicare le norme contemplate per gli altri dipendenti. Anche chi lavora in nero, dunque, ha diritto allo stipendio fissato dal contratto collettivo nazionale per la sua categoria, alle ferie, ai permessi, ai contributi previdenziali, al TFR.
Nella realtà, tuttavia, i lavoratori a nero non hanno alcun tipo di certezze. Come possono, dunque, difendere i propri diritti? Rivolgendosi ad un giudice e dimostrando la sussistenza del rapporto di lavoro, seppur non regolare.
Un Lettore ha avanzato il seguente dubbio:
“Salve, se mancano pochi mesi per raggiungere i requisiti di Quota 100, si possono versare 3 mesi di contributi per un lavoro svolto in nero (quindi non dimostrabile attraverso documentazione), per completare i 38 anni di contributi richiesti? Potrei solo avvalermi della testimonianza di chi, anni fa, mi vide lavorare. Grazie in anticipo.”
La nuova Legge di Bilancio non ha rinnovato la Quota 100. Dunque, per il 2022 potrà usufruire di tale agevolazione solo chi ha raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2021 e ha deciso di cristallizzare il diritto. Si trattava di una misura solo sperimentale, per il triennio 2019-2021, che consentiva la pensione anticipata al raggiungimento di talune condizioni. Tramite la somma di età anagrafica e contributiva, infatti, permetteva la cessazione anticipata dell’attività lavorativa a coloro che avevano raggiunto i 62 anni d’età e i 38 anni di contribuzione.
Solo per l’anno 2022, l’ultima Legge di Bilancio ha previsto un nuovo meccanismo di pensionamento anticipato, la cd. Quota 102. Dunque, i lavoratori autonomi e subordinati (pubblici e privati) che, entro il 31 dicembre 2022, compiano 64 anni di età e maturino almeno 38 anni di anzianità contributiva, possono optare per il pensionamento anticipato. Come per la Quota 100, anche la Quota 102 prevede la cristallizzazione del diritto; quindi, chi matura i requisiti entro quest’anno, può scegliere di andare in pensione anche in un momento successivo.
È essenziale che il lavoratore dimostri la sussistenza del rapporto di lavoro in nero per chiedere il riconoscimento di tutti i diritti e le garanzie che gli spettavano. È possibile accertare l’esistenza del rapporto di lavoro solo entro il termine di prescrizione di 5 anni, che decorrono dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.
Il lavoratore può fornire una moltitudine di prove. Ad esempio, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che il lavoratore in nero può riprendersi e filmarsi attraverso ogni tipo di dispositivo elettronico, mentre svolge il proprio lavoro. In tal modo, può successivamente dimostrare la validità delle sue argomentazioni. In sede probatoria, il file video viene acquisito dal giudice e diventa prova del lavoro che si è svolto.
La maggior parte delle volte, però, il lavoro in nero è dimostrabile attraverso prove testimoniali. Il lavoratore, cioè, si serve delle testimonianze di terze persone, che lo hanno visto mentre prestava attività lavorativa. I testimoni possono essere clienti, fornitori o addirittura familiari e amici, in grado di affermare di aver visto l’interessato mentre svolgeva le sue mansioni. In alcune ipotesi, è impiegata la testimonianza del coniuge che accompagna il dipendente sul luogo di lavoro, con il proprio veicolo.
Non è, però, sufficiente dimostrare la sussistenza del rapporto di lavoro ma bisogna accertarne anche l’orario svolto. Anche in tal caso, la prova più utilizzata è quella testimoniale.
Infine, un ulteriore modo per far valere il lavoro in nero sono gli sms e le email scambiate tra datore e dipendente. Molto spesso, infatti, in essi ci sono specifiche indicazioni ed istruzioni su come svolgere i compiti. Per la giurisprudenza, tali prove possono essere utilizzate anche all’interno del processo civile.
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