Per assistere i familiari disabili gravi, i lavoratori possono utilizzare il Congedo Legge 104. Che impatto ha tale misura sulla pensione?
Il congedo straordinario, introdotto dalla Legge 151/2001, consente ai lavoratori dipendenti (pubblici e privati) di assentarsi dal lavoro per un periodo massimo di 2 anni, per assistere un familiare con handicap grave con Legge 104. Si tratta di un permesso retribuito e coperto da contributi figurativi ma è necessaria la convivenza tra il lavoratore ed il familiare che si assiste.
Sono pervenuti due quesiti da parte dei nostri Lettori, relativi alla possibilità di chiedere i due anni di congedo Legge 104 per entrambi i genitori disabili e, dunque, di cumularli e alla possibilità che la pensione possa subire penalizzazioni se si beneficia di tali permessi. Procediamo con ordine e analizziamo i due casi.
“Buongiorno, diverso tempo fa ho usufruito di uno dei due anni di congedo a mia disposizione perché mio padre era invalido grave. Ora, tale congedo mi spetterebbe anche per mia madre, anche lei invalida con Legge 104?”
La Legge 151 sancisce che per ogni disabile grave con Legge 104 il familiare che lo assiste ha diritto a 2 anni di congedo straordinario complessivi. Questa regola, inoltre, si applica anche alle ipotesi in cui ad essere disabile sia il figlio del lavoratore. Dunque, la disciplina normativa non consente ad entrambi i genitori di assentarsi dal lavoro per 2 anni, perché il congedo straordinario, che spetta ad entrambi, per prestare assistenza al figlio disabile grave, non può superare complessivamente i 2 anni.
“Salve sono un dipendente del corpo della Polizia Penitenziaria e ad ottobre maturerò 34 anni di servizio, che sommandosi ad uno esterno, mi faranno raggiungere i 35 anni di contributi. Da due anni beneficio dei 3 giorni di permesso mensili della Legge 104, per assistere mia madre. Vorrei utilizzare anche il congedo straordinario di 2 anni. Questa scelta potrebbe influire sulla pensione, dato che vorrei presentare domanda di dimissioni al raggiungimento dei 36 anni e 10 mesi, come previsto da regolamento ministeriale? Grazie.”
Il Lettore e molti altri contribuenti possono stare tranquilli perché il congedo Legge 104 è coperto da contribuzione figurativa e, dunque, non comporta alcun tipo di rischio o penalizzazione per la pensione futura. Il periodo di congedo, quindi, viene calcolato ai fini della pensione. L’unico “limite” potrebbe consistere nella busta paga del dipendente, dal momento che, se essa dovesse superare i limiti stabiliti dall’INPS, la contribuzione figurativa sarebbe inferiore a quella corrisposta in mancanza del congedo straordinario. Tale circostanza porterebbe ad una pensione di importo minore.
La fruizione del congedo straordinario non produce penalizzazioni sulla pensione, ma potrebbe compromettere il TFR, il Trattamento di Fine Rapporto.
L’INPS, infatti , tramite il Messaggio n. 13013 del 17 giugno 2011, ha chiarito che, per la durata del permesso, il lavoratore, pur conservando il posto di lavoro, non matura i ratei per la liquidazione del TFR, della tredicesima e delle ferie.
Il motivo di tale disciplina scaturisce dalla circostanza che tali misure sono strettamente collegate al lavoro che viene realmente compiuto dal dipendente. Dunque, se si temono svantaggi di natura economica, è opportuno valutare con attenzione le varie possibilità.
Infine, è utile ricordare che l’importo del congedo Legge 104 spettante viene calcolato sulla base dell’ultima busta paga ricevuta. La cifra, però, cambia annualmente, sulla base dei massimali predisposti dall’INPS. Per il 2022, l’importo massimo complessivo erogato per il congedo è di 37.341 euro annui, cioè 102,30 euro al giorno.
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