L’utilizzo di energia pulita e rinnovabile è diventato ormai imprescindibile. Adesso, “tutti pazzi” per i nuovi coppi fotovoltaici.
Invisibili, efficienti e in grado di abbattere le ultime “remore” intorno al comparto del fotovoltaico. Negli ultimi tempi, la tecnologia sta facendo passi avanti in un settore che promette bene, e soprattutto garantirà la salvaguardia dell’ambiente. Ma andiamo a capire bene cosa sono gli innovativi coppi che funzionano con l’energia del sole.
L’impianto “c’è ma non si vede”. Così potremmo sintetizzare ciò che rappresenta l’innovativa tecnologia ideata da un’azienda di Camisano Vicentino, in Veneto. Uno dei problemi da sempre dibattuti sul fotovoltaico, infatti, è l’impatto visivo. Se grandi distese di pannelli non “disturbano” su aree rurali o condomini, quando si parla di centri storici o edifici a tutela paesaggistica il discorso cambia.
Fortunatamente, la necessità aguzza l’ingegno, come dicevano i nostri vecchi saggi. Sarà per la guerra in Ucraina, sarà perché gli esperti ci dicono che il nostro Pianeta è al limite, o più semplicemente perché abbiamo voglia di cambiare. Com’è sempre stato parte della natura umana. Fatto sta che un creativo – oggi 72enne – ha ideato qualche anno fa LA soluzione per garantire il fotovoltaico a tutti.
Tutto nasce dall’idea di Giovanni Battista, che oggi ha 72 anni. Nel tempo libero, amava inventare soluzioni geniali e innovative, soprattutto nel comparto dell’illuminazione. Quando ha “adocchiato” il fotovoltaico ha pensato ai suoi “limiti” e più che altro a come superarli. Ebbene, la sua idea è diventata un brevetto e adesso in tutto il mondo vogliono il “fotovoltaico invisibile”.
Invisibile perché non stiamo parlando dei classici pannelli ma di coppi. Le “tegole” che vanno a comporre un tetto. Solo che sono fatti di un particolare materiale che assorbe l’energia solare e la trasforma in elettricità. La speciale superficie di questi coppi è scura ma praticamente trasparente per il sole. All’interno delle tegole vi sono le normali celle fotovoltaiche che, collegate all’impianto, funzionano esattamente come i pannelli che siamo abituati a vedere.
I coppi sono costruiti e concepiti grazie ai composti polimerici, che tra le altre cose non sono tossici e anche riciclabili. Sono il fulcro della tecnologia, perché favoriscono l’assorbimento dei fotoni. La luce del sole, battendo sul tetto fotovoltaico, va ad alimentare le celle interne, fatte di silicio mono-cristallino. L’energia prodotta varia a seconda della superficie coperta dai coppi. Facendo un esempio pratico, per ottenere 1 kW/p servono circa 9 metri quadrati di coppi fotovoltaici, più o meno 134 unità.
Questa geniale tecnologia è stata testata a Pompei, all’interno di un progetto denominato “Smart archeological Park”, promosso qualche anno fa dal Ministero dei Beni culturali e Cnr.
Neanche a dirlo, l’azienda che produce questi innovativi coppi è finita nella classifica tra le 100 nel comparto edilizio considerate più sostenibili. Non appena si è diffusa la notizia dell’efficienza e dell’esclusività di questa tecnologia, sono arrivati ordini da tutto il mondo. Per chi volesse approfondire, segnaliamo il sito ufficiale dell’azienda che li produce, raggiungibile all’indirizzo www.dyaqua.it.
L’unica “nota negativa” sembra essere la mission aziendale. I fondatori riferiscono con orgoglio che la loro è una produzione artigianale. E che gli ordini sono già in coda fino all’anno prossimo. Da una parte sembra strano che un’invenzione come questa non “invada” immediatamente il mercato, vista l’alta richiesta. Dall’altra, però, il messaggio di chi produce i coppi fotovoltaici è chiaro: anche una produzione meno massiccia significa sostenibilità. Ed è impossibile non essere d’accordo.
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