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Economia

Fermo dell’auto e “tempi lunghi” dopo il pagamento della cartella esattoriale per tornare a guidare

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Fermo dell’auto, quanto tempo passa tra il pagamento della cartella esattoriale e la cancellazione della misura amministrativa?

Regolarizzare la propria posizione con il Fisco significa poter ottenere il prima possibile la revoca del fermo dell’auto. A quanto corrisponde questo “prima possibile”?

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Il contribuente in debito con l’Agenzia delle Entrate rischia severe sanzioni tra cui il pignoramento del conto corrente, dei beni mobili e immobili e il fermo dell’auto. Si tratta di misure di riscossione coattiva messe in atto dal Fisco per recuperare le somme a debito del cittadino. Il fermo implica che l’automobilista non potrà circolare con il suo veicolo fino al momento in cui la misura amministrativa verrà cancellata in seguito al pagamento della cartella esattoriale. Non sarà necessario versare interamente la somma dovuta per poter ottenere la revoca del fermo, anche la rateizzazione consentirà di poter far circolare nuovamente il veicolo ma solo dopo un determinato lasso di tempo. Scopriamo qual è la tempistica prevista tra il pagamento della cartella e la cancellazione della misura di riscossione coattiva.

Fermo dell’auto, quando il contribuente rischia la riscossione coattiva

Nel momento in cui il contribuente non paga le cartelle esattoriali rischia pesanti ripercussioni come il fermo dell’auto. Il pagamento del debito, infatti, può dare vita a questa conseguenza indipendentemente dalla natura del credito. Una multa stradale, il mancato pagamento dell’IMU o di imposte quali la TARI, l’IVA o il bollo auto possono far scattare lo stop della circolazione del veicolo di proprietà del debitore.

Il Fisco procederà con l’invio della cartella esattoriale e non appena il contribuente la riceverà potrà essere avviato l’iter di riscossione coattiva con conseguenze fermo dell’auto ma solamente in caso di omesso pagamento entro i termini prestabiliti ossia 60 giorni dalla notifica. Questo il periodo a disposizione del destinatario della cartella per regolarizzare la posizione oppure per avviare un ricorso.

Passati i 60 giorni è facoltà dell’Agenzia delle Entrate per conto del creditore procedere con le misure amministrative quali il fermo dell’auto. A volte possono passare anni ma se la sanzione non cade in prescrizione il contribuente sarà costretto a pagare la cartella per poter far circolare nuovamente il veicolo. I tempi della prescrizione sono di 10 anni per debiti con lo Stato, di 5 anni per debiti con gli enti locali e per il mancato pagamento delle imposte e di 3 anni per l’omesso pagamento del bollo auto.

L’iter prosegue, cosa deve sapere il contribuente

Il Fisco è tenuto ad inviare un preavviso di pagamento nei 30 giorni precedenti al fermo dell’auto in modo tale da dare il tempo al contribuente di pagare, avanzare ricorso o chiedere la rateizzazione dell’importo. Superato questo periodo temporale, l’Agenzia delle Entrate Riscossione procederebbe con l’iscrizione del fermo e successiva notifica dell’atto al debitore. Circolare con il veicolo sottoposto a fermo amministrativo significherebbe rischiare una multa onerosa dall’importo compreso tra 1.984 e 7.937 euro e la sottrazione del veicolo.

Per cancellare il fermo auto occorrerà pagare quanto dovuto in una sola volta oppure richiedendo la dilazione del pagamento. In quest’ultimo caso pagando la prima rata si otterrà la sospensione del fermo con la possibilità di poter tornare a circolare ma sarà solo con il versamento dell’ultima rata che si otterrà la cancellazione della misura.

La ricevuta della prima rata corrisposta dovrà essere consegnata all’Agenzia delle Entrate -Riscossione per ricevere la quietanza di pagamento che dovrà essere, poi, esibita al Pra per conseguire la sospensione del fermo. Pagando il debito in un’unica volta, invece, la cancellazione sarà automatica senza necessità di presentare ricevute e quietanze. La circolazione potrà riprendere immediatamente a meno che disguidi burocratici non rallentino la procedura.

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