Nel caso in cui il lavoratore maturi il requisito contributivo minimo, può smettere di versare i contributi ed avere lo stesso diritto alla pensione?
La disciplina relativa alla pensione di vecchiaia ordinaria prevede come requisito minimo il raggiungimento di 20 anni di contribuzione. Accanto a tale presupposto, però, ne è stabilito un altro, ossia il raggiungimento di almeno 67 anni d’età. Con la pensione anticipata, invece, è sufficiente il solo minimo contributivo, senza necessità di alcun requisito anagrafico. In quest’ultimo caso, però, sono richiesti 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Ma è davvero possibile smettere di versare i contributi, al raggiungimento della soglia minima legale?
Per la pensione di vecchiaia ordinaria, bisogna maturare almeno 20 anni di contribuzione. Dunque, in teoria, il lavoratore potrebbe decidere di non versare più i contributi al raggiungimento di tale requisito e, semplicemente, aspettare di raggiungere l’età pensionabile.
Contemporaneamente, però, se si svolge qualsiasi attività lavorativa, si è costretti a versare i contributi (tranne che in specifiche e rare eccezioni). Infatti, i lavoratori dipendenti ed i collaboratori non possono chiedere al proprio datore di lavoro di smettere di versare loro i contributi. La legge, infatti, prevede delle pesanti sanzioni se si deroga a tale previsione.
Stessa sorte anche per i liberi professionisti e gli imprenditori che devono versare autonomamente la contribuzione; non farlo, infatti, espone a severe multe.
Una deroga alla suddetta normativa è rappresentata dalla categoria dei liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata. Quest’ultima, infatti, non prevede alcun versamento obbligatorio dei contributi in relazione al reddito; se, dunque, il lavoratore non fattura, non deve pagare i contributi.
La Gestione Separata è regolata da norme diverse rispetto a quelle della Gestione Commercianti. Per i commercianti, infatti, sussiste l’obbligo del versamento de contributi (seppur in quantità minima) anche se non accumulano alcun reddito durante l’anno. I lavoratori iscritti alla Gestione Separata, invece, sono obbligati a pagare solo se guadagnano. La ratio dietro tale disciplina è che si da per scontato che chi non ha percepito reddito non ha lavorato.
In poche parole, un lavoratore può smettere di pagare i contributi, dopo il raggiungimento dei 20 anni, solo se realmente sospende l’attività lavorativa.
Ma è sufficiente la maturazione dei 20 anni di contribuzione per garantire, con completa sicurezza, il diritto alla pensione di vecchiaia ordinaria? Il lavoratore può scegliere di cristallizzare solo il requisito contributivo, in attesa del raggiungimento di quello anagrafico?
La legge, purtroppo, non consente tale opportunità. La cristallizzazione, infatti, opera esclusivamente in relazione ad entrambi i requisiti (anagrafico e contributivo) pensionistici. Ad esempio, se si raggiungono i 67 anni d’età ed i 20 di contributi entro il 2022, si può scegliere di andare in pensione di vecchiaia quando si vuole (anche tra qualche anno), cristallizzando il diritto. Tale meccanismo, infatti, preserva la pensione anche se le modalità dovessero subire modifiche.
Se, invece, nel 2022 si accumulano i 20 di contributi ma non i 67 anni d’età, allora la pensione non è assicurata. Sarà, quindi, necessario continuare a versare la contribuzione, perché, qualora i requisiti per la vecchiaia ordinaria venissero modificati (ad esempio, da 20 a 25 anni), il lavoratore, al raggiungimento dell’età richiesta, non avrebbe sufficienti contributi.
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