È appena di ieri la notizia che il Comitato di Sicurezza dell’EMA vuole fortemente bloccare l’autorizzazione di un farmaco antiobesità nel mercato UE.
Si tratta di medicinali a base di una sostanza, l’amfepramone, ritenuta ad alto potere tossicomanigeno.
Ma cerchiamo di capire meglio come mail l’EMA non vuole che detti farmaci ottengano l’autorizzazione all’immissione nell’Europa. La “forte raccomandazione” arriva dopo una revisione dalla quale emerge che non ci sono sufficienti condizioni di sicurezza nell’assumere farmaci di questo tipo.
L’obesità è un problema che affligge adulti e soprattutto bambini di tutto il mondo. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, anche nei Paesi in via di sviluppo. Per quanto concerne l’Europa, già nel lontano 2014 Eurostat stimò che il 51,6% della popolazione fosse in sovrappeso. I bambini colpiti da questa condizione pericolosa sono almeno 1 su 3 in tutta la UE.
Immaginiamo come sia cresciuto ancora questo fenomeno, che preoccupa proprio per le importanti ricadute sulla salute generale delle persone. Oltre alle malattie fisiche, infatti, il sovrappeso/obesità possono anche portare all’insorgere di una vasta gamma di disturbi psicologici, prima su tutti la depressione.
L’Europa ha così cominciato una “battaglia” contro l’obesità, attraverso molteplici strategie. I vari progetti si occupano dei diversi aspetti che portano a questa condizione. Dal fattore congenito alle informazioni errate descritte nelle etichette degli alimenti. Dall’ideazione di interfacce neurali per aiutare le persone a perdere peso fino alla creazione di preparati naturali e/o medicinali per “curare” la condizione. Purtroppo, a volte, qualcosa può non funzionare.
Parliamo di medicinali a base di una sostanza, l’amfepramone. Per dovere di cronaca, diciamo subito che farmaci a base di amfepramone (dietilpropione) in Italia “sono vietati, secondo il decreto ministeriale 2/8/2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 180 del 4 agosto 2011, che ha disposto la collocazione di amfepramone in Tabella I del DPR 309/1990 e s.m.i., tra le sostanze oggetto d’abuso con potere tossicomanigeno“.
In pratica, l’uso di suddette sostanze provoca gravi effetti collaterali e il rischio è che le persone non riescano ad attenersi ad un uso corretto, diventando poi “dipendenti” da suddette sostanze. Il rischio, come ben si comprende, è dunque troppo alto in confronto al beneficio che il farmaco può offrire per combattere l’obesità.
Durante una revisione delle autorizzazioni, il Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC) ha rilevato proprio che “le misure per limitare l’uso di questi medicinali per motivi di sicurezza non sono state sufficientemente efficaci. I medicinali vengono assunti per un periodo più lungo del periodo massimo raccomandato di 3 mesi, aumentando così potenzialmente il rischio di gravi effetti collaterali, come ipertensione arteriosa polmonare (pressione sanguigna alta nelle arterie dei polmoni) e dipendenza“.
Dunque, oltre all’aspetto tossicomanigeno vi è anche quello degli effetti collaterali del farmaco stesso. Le conclusioni del Comitato arrivano dopo approfondite analisi. Sono stati presi in considerazione anche due studi effettuati in Danimarca e in Germania riguardanti l’uso di medicine a base di amfepramone. I risultati hanno evidenziato che nei pazienti affetti da disturbi psichiatrici e/o malattie cardiache entrambe le patologie andavano peggiorando.
Il PRAC ha così concluso che il rapporto rischi/benefici non è equilibrato e ha così deciso di raccomandare il ritiro dell’autorizzazione al commercio di queste medicine antiobesità in Europa.
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