La Riforma delle Pensioni è un tema che sta molto a cuore agli italiani. Ecco quali sono le probabili mosse del Governo.
Uno dei principi su cui tutte le forze politiche sembrano concordare è la flessibilità. Per le diverse forme pensionistiche oggetto di riforma. In sostanza, l’ex-Fornero viene vista ormai come troppo “rigida”. La speranza è che gli interventi vadano a migliorare l’accesso alla pensione e che rinnovino le formule che già funzionano.
Le attuali regole per la pensione di vecchiaia vogliono il raggiungimento di un’età di 67 anni e almeno 20 di contributi pieni. Una delle novità potrebbe essere quella di poter anticipare a 62 anni la quiescenza, sempre però rispettando i 20 di cumulo contributivo. Qui c’è da stabilire l’importo minimo da raggiungere, però, per andare in pensione. Potrebbe essere cambiata la percentuale di comparazione con l’Assegno Sociale.
Per quanto riguarda l’uscita dal mondo del lavoro anticipatamente, il Governo sembra intenzionato ad aprire “altre vie d’accesso più flessibili”. Ad oggi, come sappiamo, il lavoratore può scegliere tra l‘anticipata ordinaria o quella contributiva. La prima concerne tutti cloro che hanno maturato 41 anni e 10 mesi (se donne, o 42 anni e 10 mesi se uomini). Le richieste sono quelle di rivedere alcuni requisiti richiesti.
Per l’accesso alla seconda, oggi i lavoratori devono aver versato contributi prima del 1996, avere almeno 64 anni e 20 di contributi “puri”. Inoltre l’importo della pensione maturato non dovrebbe essere inferiore a 2,8 volte all’assegno sociale. Alcuni “paletti” potrebbero essere rivisti per concedere il pensionamento seppur con cifre adeguate.
C’è molta attesa, invece per la conferma di Opzione Donna e della Quota 102. Seppur con i suoi limiti, l’Opzione Donna permette alle lavoratrici di andare in pensione già a 58 o 59 anni – a fronte di 35 di contributi versati – e per le lavoratrici autonome non è richiesta la cessazione dell’attività. Come invece è necessaria per le dipendenti. Vengono calcolati anche i riscatti degli anni di Laurea. La quota 102 invece consente a chi ha maturato 38 anni di contributi e ha un’età di almeno 64 anni. Le formule, insomma “piacciono” e la speranza è che rimangano in essere senza stravolgimenti.
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