La pensione è una misura economica erogata dall’INPS e paragonata al reddito di lavoro dipendente. Come tale è soggetta a tassazione.
In realtà, evitare di pagare le tasse sulla pensione è possibile e lo scopo è avere più liquidità. Questo perché la maggior parte dei pensionati riceve un assegno appena sufficiente a vivere in maniera dignitosa.
Quindi conoscere le tasse che ci sono sulla pensione quindi calcolare il netto dell’assegno è importante per capire quale sarà l’effettivo importo mensile.
Nel cedolino della pensione, il beneficiario troverà due importi: il lordo e il netto. Quest’ultimo è pagato dall’INPS che effettua una trattenuta come titolo di imposta del reddito delle persone. È la stessa cosa che succede nello stipendio di un lavoratore, solo che la trattenuta è effettuata dal datore di lavoro.
Comunque sia l’Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) si deve versare per tutte le prestazioni previdenziali tranne per quelle assistenziali. Quindi, non è dovuto per le pensioni sociali, le prestazioni agli invalidi civili, ciechi e sordomuti, oppure agli assegni sociali.
Con la nuova riforma fiscale l’Irpef si calcola applicando specifiche aliquote sulle fasce di reddito, che dal 2022 sono quattro:
Vi sono poi da applicare all’importo lordo delle detrazioni di imposta che però si applicano solo ai redditi che non superano i 50mila euro. I pensionati che percepiscono un assegno inferiore a 8.500 euro è prevista una no tax area. Cioè, su questi assegni non si applica alcuna tassa perché la detrazione supera l’imposta sul reddito.
Ecco, quindi, quali sono le detrazioni previste a seconda dello scaglione di reddito in cui ci si trova (RC=reddito personale da pensione):
L’importo della pensione è influenzato anche dalla decorrenza, ossia dall’uscita dal mondo del lavoro. Comunque sia è influenzato dagli anni anagrafici oppure contributivi a seconda dei casi.
Infatti, se il requisito è anagrafico in pensione si va a 67 anni; si tratta della cosiddetta pensione di vecchiaia. Invece, con la pensione anticipata si può lasciare il lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini, e con 41 anni e 10 mesi se donne.
Con Quota 102 solo per servono 62 anni di età e 38 anni di contributi. Invece con l’Opzione donna i contributi sono 35 ma l’età è 58 se dipendenti, ma 59 se autonome. Purché si accetti un assegno calcolato solo con il metodo contributivi.
Non ha nessun limite di età la Quota 41, ovvero 41 anni di contributi, ma bisogna essere lavoratori precoci e appartenere a categorie protette. Invece, con Quota 97,6 si può andare in pensione anticipata per lavoro usurante. In questo caso ci vogliono 61 anni e sette mesi di età e 35 anni di contributi.
Con l’APE sociale si può andare in pensione a partire da 62 anni e con 30 o 36 anni di contributi in base al lavoro svolto. Per questa misura previdenziale è necessario appartenere a determinate categorie tutelate.
Per accedere alla pensione bisogna verificare i requisiti e poi valutare se conviene o meno accedere a una tipologia di pensione piuttosto che a un altro scegliendo tra le varie opzioni.
La riforma delle pensioni Fornero ha introdotto delle finestre mobili. Lo scopo è spostare di alcuni mesi l’effettiva erogazione dell’assegno di pensione rispetto a quando matura il requisito per l’accesso. Le finestre mobili spettano per:
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