La legge 104 ha compiuto 30 anni. Da allora è stata aggiornata più volte per tutelare maggiormente le persone con disabilità e i loro familiari.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) apporterà delle ulteriori modifiche alla legge 104.
Questo perché alcune norme non sono più attuali oppure a causa di patologie poco note la legge non è riconosciuta. Analizziamo tutte le novità che andranno in vigore a breve.
Proprio per rendere attuali le norme contenute nella legge 104 il governo deve mettere un po’ di ordine nella normativa attuando un’altra riforma. Quella a favore delle persone con disabilità.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) vuole attuare una serie di modifiche per realizzare la “Legge quadro della disabilità”. Rispettando le direttive europee si propone di realizzare una riforma mirata soprattutto all’inclusione e a semplificare l’accesso ai servizi delle persone con disabilità.
All’interno del PNRR ci sono varie misure come quelle che:
Gli interventi sulla legge 104 riguardano anche gli aiuti economici destinati alle persone con disabilità. Infatti, secondo alcune sentenze della Corte costituzionale, gli assegni per le prestazioni di aiuto sono molto bassi.
Quindi, l’intenzione di questa riforma sembrerebbe quella di uniformare gli importi delle prestazioni senza tener conto del requisito di reddito. In questo modo la platea di beneficiari legge 104 si allargherebbe maggiormente.
Attualmente, infatti, la pensione di inabilità civile è pari a 291,98 euro al mese. Però non tutti possono usufruire di questa misura, ma solo coloro che hanno un reddito inferiore a 17.050,42 euro. Anche l’assegno di invalidità civile INPS vale 291,98 euro al mese, ma il reddito per riceverlo non deve superare i 5.015,14 euro. Non ci sono, invece, limiti di reddito per l’assegno di accompagnamento che è di 525,17 euro.
Infine, un’altra novità che il PNRR potrebbe approvare riguarda i permessi retribuiti per i lavoratori dipendenti che si occupano di un familiare con disabilità. È probabile che potranno essere richiesti da più familiari per uno stesso soggetto con disabilità. Quindi, come dispone una norma comunitaria, si potrebbe dire stop al referente unico.
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