Finora non c’erano dubbi o quasi, gli animali non erano un “veicolo di contagio”. Oggi però sappiamo che i gatti trasmettono il Covid.
La notizia arriva dallo studio di un veterinario, che ha fatto la scoperta quasi casualmente. Durante un controllo di routine, un gatto domestico avrebbe trasmesso il Sars-Cov-2 ad un umano. Ecco com’è andata.
Non appena scoppiò la pandemia, gli scienziati cercarono di comprendere come si trasmetteva il virus. L’ipotesi di contagi anche tra animali e uomo destò non poca preoccupazione tra gli esperti. Quando il Covid era ancora poco conosciuto, molti pensarono bene di proteggere anche gli amici a quattro zampe. Forse qualcuno si ricorda di cani e gatti a passeggio, dotati di mascherina.
A conti fatti, però, non si hanno notizie di animali sofferenti per il virus, né tantomeno di “stragi” di Pet da compagnia morti per Covid. E per fortuna, aggiungiamo. Sembrava che la pandemia riguardasse “solamente” noi umani, con tutte le conseguenze del caso. Oggi però, dopo due anni e una relativa “calma apparente”, spunta una notizia che susciterà senza dubbio reazioni variegate.
I gatti, di sicuro, starnutiscono. Chi ne ha uno, o l’ha avuto, lo sa bene. Ora, immaginiamoci il nostro amico peloso che ci starnutisce in faccia. Un qualcosa di simpatico, di ilare, e di perfettamente normale. Almeno fino ad oggi. Perché dopo ciò che è successo in Thailandia, forse non ameremo più allo stesso modo i nostri amici pelosi. O forse, invece di chiudere gli occhi per evitare il droplet, li apriremo. Chissà.
Su Nature compare uno studio svolto da un team della Prince of Songkla University di Hat Yai, che si trova nel sud della Thailandia. Secondo questa ricerca, gli animali possono trasmettere il Covid agli umani. Anche se molto raramente. Questo perché nonostante la presenza del virus, i gatti non “emettono” troppa carica virale e quindi sono poco contagiosi.
Uno dei ricercatori, però, che è medico, ha vissuto un’esperienza indicativa, proprio nell’ambito del suo lavoro. Una famiglia positiva al Covid ha portato nello studio veterinario anche il gatto, per sottoporlo a tampone. Durante l’operazione, il gatto ha starnutito, proprio in faccia al medico. Che era dotato di mascherina ma non aveva dispositivi di protezione davanti agli occhi. Dunque le droplet, le goccioline da respirazione/starnuto, avrebbero trasmesso il virus al veterinario.
La scoperta ufficiale è avvenuta 3 giorni dopo l’accaduto, quando sono cominciati i sintomi tipici del Covid. Febbre, tosse e via discorrendo. Sono state eseguite delle analisi e il ceppo del gatto è il medesimo rinvenuto nell’umano.
Cosa dobbiamo dunque pensare a seguito di questo fatto? L’allarme potrebbe scatenare reazioni diverse, e non tutte positive. La speranza è che non ci sia un “abbandono di massa” di cani e gatti, per la paura di essere contagiati. In fondo, in questi due anni, i nostri amici pelosi hanno quasi certamente avuto il Covid, come ormai ognuno di noi.
I gatti possono guarire, così come noi umani possiamo essere protetti dalle forme più gravi, grazie a vaccini e terapie farmacologiche. Purtroppo una percentuale di persone che sviluppa la malattia con esiti gravi c’è ancora. Lo vediamo dalle ultime notizie. Ma attenzione a non “demonizzare” tutto e tutti, soprattutto i nostri fedeli amici. La speranza è che il contagio avvenuto in Thailandia sia uno di quei casi rarissimi e sfortunati che gli scienziati sanno possono avvenire.
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