Pesce, tonno e sgombro fanno parte della nostra alimentazione. Sono cibi notoriamente salutari e indispensabili al corretto sviluppo.
Invece, oggi ci stanno letteralmente “avvelenando”. Ciò che emerge dalle ultime ricerche deve far riflettere. Sapere come stanno le cose aiuta a tutelare il proprio stato di salute.
Fino ad oggi, pensavamo che il pesce facesse bene. Indipendentemente dai gusti personali, consumarne almeno 2 o 3 porzioni alla settimana apporta elementi nutritivi essenziali. Adesso, mangiare pesce viene associato all’insorgenza di tumori.
Addirittura del Melanoma, uno dei più aggressivi e molto letali. Cosa sta succedendo? Ovviamente non è la carne di questi animali a essere diventata improvvisamente pericolosa. La colpa è dell’inquinamento del mare.
Secondo l’ISS, nell’ultimo decennio il melanoma cutaneo ha raggiunto i 100 mila nuovi casi l’anno. Un aumento di circa il 15%
Sarà tutta colpa del pesce contaminato? Certamente uno studio condotto poco tempo fa ha trovato una correlazione. Su un campione di centinaia di migliaia di persone è stato osservato “un aumento del 28% di possibilità di sviluppare cellule anormali solo nello strato esterno della pelle – noto come melanoma di stadio zero o melanoma in situ – rispetto a porzioni minori.” Tutto questo a seguito del consumo di sole 2 porzioni di pesce alla settimana.
I nostri mari e quelli di tutto il mondo purtroppo, sono altamente inquinati e contaminati. Non solo da “isole chilometriche” di residui plastici. Alcune sostanze tossiche e altamente nocive come il mercurio, le diossine, l’arsenico e altre entrano nella catena alimentare, a partire dai pesci più grandi come gli squali fino a sgombri, tonni e merluzzi.
Quando andiamo al supermercato a comprare i pesci freschi o in scatola non sappiamo da dove provengano. Se da allevamento o da pesca in mare aperto. Non sempre le etichette sono comprensibili a noi persone comuni. Ma soprattutto è difficile accettare il fatto che un alimento così buono all’origine possa far male alla salute.
I prodotti ittici non vanno demonizzati, certo. Impossibile anche smettere di consumarli. Però possiamo imparare a scegliere quelli più salutari. Il consiglio è di acquistare quelli provenienti da allevamenti. Certo potrebbero aver ricevuto un’alimentazione non proprio “idonea”. Ma almeno (forse) non vi troveremo Mercurio o altre sostanze tossiche.
Per avere un’idea un po’ più precisa di quanto i pesci siano “pericolosi”, ecco una lista di quelli che contengono maggiori quantità di Mercurio al chilo. Ricordiamo che l’esposizione prolungata a questo metallo pesante può causare danni irreparabili a livello neurologico. E che le donne incinte, i bambini e le persone più fragili vanno incontro a conseguenze ancora più severe.
I pesci che contengono più Mercurio sono in primis lo squalo e il pesce spada, con 151 e 147 μg. Seguono lo Sgombro e il Tonno Rosso, con 110 μg e 54-58 μg. Il “classico” tonno in scatola ne contiene almeno 40 μg. L’aragosta 47 μg. Il Merluzzo, dell’Atlantico o del Pacifico, che portiamo spesso in tavola, ne contiene 14 μg.
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