È panico per la corsa al pellet. Il costo è quasi raddoppiato e le riserve sono quasi finite. Qual è la causa di tale situazione?
La stufa a pellet, nell’ultimo periodo, è diventata un’ottima alternativa, in termini economici, al gas e al termocamino. Ma per il prossimo anno sarà ancora così?
Nelle ultime settimane il prezzo del pellet è aumentato notevolmente e le scorte si apprestano a finire. Per tale ragione, chi si ritrova tale sistema come unico impianto di riscaldamento deve prestare molta attenzione e deve correre ai ripari quanto prima.
Le cause del rincaro sono molteplici. Innanzitutto, l’aumento della domanda e, poi, la disponibilità del legno con il quale viene prodotto il pellet. La maggior parte del legno, infatti, viene importato dall’estero e, dunque, è stato colpito dalla crisi che ha interessato tutte le fonti di energia. Uno dei principali esportatori di legname era la Russia e, quindi, in seguito al conflitto in Ucraina, i prezzi sono saliti alle stelle. Infine, per far fronte all’emergenza energetica, molte aziende hanno comprato una quantità maggiore di pellet rispetto agli scorsi anni, ostacolando la vendita per l’uso domestico.
Il pellet è un combustibile che si ricava dal legno e, nella maggior parte dei casi, dagli scarti di lavorazione. Nonostante l’aumento del suo utilizzo nel nostro Paese, l’Italia non lo produce ma si limita ad importarlo.
“Il mercato è, quindi, esposto alle incertezze e alle dinamiche dei mercati internazionali, che sono alla base delle condizioni di mercato attuali, caratterizzate da rincari di prezzo e incertezze sulle forniture”, ha dichiarato l’Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL).
Per comprendere la portata della crisi del pellet e degli aumenti vertiginosi del suo prezzo, basti pensare che, nel 2021 il costo online, riferito ad una confezione di 15 kg, era di circa 3-5 euro al sacco. Attualmente, invece, è praticamente impossibile reperirlo online ed i pochi fornitori rimasti lo rivendono ad un prezzo che va dagli 8 ai 16 euro al sacco; dunque, circa 1 euro per ogni chilo di pellet.
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Dalle previsioni, il prossimo, probabilmente, sarà un inverno molto rigido e, purtroppo, mancheranno le risorse per il riscaldamento. Gli esperti, dunque, sono a lavoro per evitare una vera e propria crisi energetica ed economica.
L’aumento dei prezzi non può essere fermato adottando un’unica soluzione, perché la questione è molto più complessa di quanto sembri. Un primo passo in avanti, secondo l’Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL), potrebbe consistere nell’aumento della produzione italiana di pellet. Nel nostro Paese, infatti, non si beneficia a pieno delle proprietà del legno.
Sarebbe, invece, opportuno investire nelle imprese e nelle industrie forestali per costruire degli impianti di produzione del pellet. L’Italia, infatti, sfrutta troppo poco i suoi ben 10 milioni di ettari di foreste, utilizzando solo il 24% della quantità di legname prodotta ogni anno. Secondo gli esperti, invece, l’utilizzo di questa materia prima potrebbe giovare sia alla manutenzione delle aree boschive, sia alla lavorazione delle risorse destinate al riscaldamento.
Nonostante i numerosi vantaggi derivanti dall’incremento della produzione di pellet, è opportuno segnalare che tale operazione continua ad essere molto costosa sotto l’aspetto energetico. Rimangono, quindi, molte perplessità, relative soprattutto alla reale convenienza di investire in questo settore e alla capacità delle aziende italiane. Ci si chiede, infatti, se le industrie possano sostenere i costi energetici per la produzione, senza che tali costi influiscano sul materiale. È necessario, dunque, incrementare la produzione, evitando l’innalzamento del prezzo al chilo del pellet per i privati.
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