I contributi volontari permettono il raggiungimento della pensione pur non avendo più un’occupazione. Vediamo come funzionano.
Per raggiungere la pensione diretta o indiretta è possibile approfittare del versamento di contributi volontari.
L’INPS permette al lavoratore che ha interrotto o cessato l’attività lavorativa di accedere al versamento volontario dei contributi. In questo modo è possibile creare le condizioni di accesso ad una pensione diretta – di vecchiaia, di anzianità, assegno ordinario di inabilità e invalidità – oppure indiretta – pensione di reversibilità e per i superstiti. I contributi volontari consentono, infatti, di perfezionare i requisiti di assicurazione e contribuzione per poter raggiungere ugualmente la pensione e aumentare l’importo dell’assegno pensionistico. Entriamo nei dettagli e scopriamo come funziona il trattamento.
I contributi volontari possono essere versati dai lavoratori dipendenti e autonomi non iscritti all’INPS o ad altre forme di previdenza sociale, i liberi professionisti non iscritti alla Cassa di Previdenza e i lavoratori parasubordinati non iscritti alla Gestione Separata. Inoltre, possono procedere con la contribuzione su base volontaria i lavoratori dei fondi speciali di previdenza se non iscritti ad appositi Fondi e i titolari di assegno ordinario di invalidità o pensioni indirette. Allo stesso modo, possono versare i contributi i pensionati e lavoratori iscritti a forme di previdenza diverse da quelle dell’INPS a condizione che l’autorizzazione sia precedente al 1° luglio 1972. Continuiamo con i coltivatori diretti e i mezzadri e coloni (autorizzazione precedente al 19 febbraio 1983) e i Liberi professionisti con autorizzazione dell’Assicurazione Generale obbligatoria prima del 19 febbraio 1983.
Per poter iniziare a versare i contributi occorrerà aver cessato o interrotto l’attività lavorativa. Il contribuente è libero di scegliere quando corrispondere l’importo e potrà interrompere i versamenti per poi ricominciare successivamente. Nel caso in cui riprendesse l’attività lavorativa dovrà nei 180 giorni seguenti alla nuova interruzione del lavoro ricalcolare il contributo sulla base della retribuzione e dei redditi percepiti con la nuova occupazione.
È possibile versare i contributi volontari anche non cessando l’attività lavorativa. Il riferimento è ad una sospensione dell’occupazione per periodi più o meno brevi, per esempio in caso di aspettativa per motivi familiari, congedi per formazione, congedi per gravi problemi familiari, sciopero, conservazione del posto per servizio militare. Si possono corrispondere i contributi anche in caso di contratto part time per coprire i periodi di lavoro con orario ridotto e per integrare i versamenti per un’occupazione svolta nel settore agricolo con meno di 270 giornate di lavoro effettivo in un anno.
I contributi volontari possono essere utilizzati per accedere alla pensione anticipata. Poniamo l’esempio di un contribuente con retribuzione annua di 20 mila euro, il pagamento all’anno dei contributi volontari è pari a 6.600 (ossia il 33% del reddito). Si tratta, dunque, di 1.650 euro ogni tre mesi e 126,92 euro a settimana. In generale, la retribuzione minima settimanale è di 206,23 euro con importo dei contributi settimanali di minimo 57,48 euro con aliquota al 27,87% e di minimo 68,06 euro con aliquota al 33%.
Il calcolo del contributo è diverso a seconda della categoria di appartenenza. Gli autonomi, ad esempio, procederanno calcolando la media dei redditi di impresa denunciati ai fini Irpef nei 36 mesi precedenti alla data di presentazione della richiesta. L’importo è mensile mentre per i coltivatori diretti è settimanale calcolato sulla media degli ultimi tre anni di lavoro.
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