Quando arrivano le ferie per le badanti iniziano i problemi per i datori di lavoro. Scopriamo come ridurre al minimo possibili errori.
Come e quando mandare in vacanza la collaboratrice domestica e, soprattutto, come colmare la sua assenza?
Il lavoro di badante è faticoso e pieno di responsabilità. Prendersi cura di una persona non è semplice soprattutto se non autosufficiente o con problemi psichici. Alla collaboratrice domestica è richiesta pazienza, affidabilità, intraprendenza, capacità ogni giorno di lavoro, spesso anche durante la notte. Si tratta di un’occupazione che comporta, dunque, un elevato spreco di energie e, di conseguenza, è giusto che di tanto in tanto la badante possa avvalersi di un meritato periodo di riposo.
Il contratto collettivo nazionale del lavoro lo prevede sebbene i problemi che ne derivano per il datore di lavoro possano essere notevoli. Se il datore continua a svolgere la sua occupazione abituale durante il periodo di assenza occorrerà assumere una terza persona che si occupi del familiare con handicap. Nel caso in cui abbia le ferie dovrà rinunciare al proprio meritato riposo per ricoprire il ruolo di caregiver. La situazione, dunque, è complicata ma necessaria e si dovrà tenere conto di alcuni errori da evitare.
Il CCNL stabilisce che la badante ha diritto a 26 giorni di ferie all’anno indipendentemente dall’orario di lavoro o dallo stipendio percepito. Come per qualsiasi altro lavoratore il diritto alle ferie è irrinunciabile e il datore di lavoro non può negarlo. Per alleggerire le conseguenze dell’assenza dal posto del lavoro è possibile concedere i 26 giorni distribuiti in due tranche, scegliendo due diversi periodo temporali.
Solitamente o obbligatoria la fruizione di minimo due settimane in un anno e di due settimane nei 18 mesi successivi all’anno di maturazione delle ferie. Se la badante è di nazionalità straniera può chiedere di cumulare le ferie in un arco temporale massimo di due anni in modo tale da utilizzare più giorni di vacanza nel momento in cui si ritornerà in patria per un periodo. Le ferie, poi, non possono essere godute durante periodi di malattia, infortunio o preavviso.
Per colmare l’assenza della badante in tempo è consigliabile chiedere anticipatamente il presunto periodo di ferie in modo tale da organizzare le proprie vacanze e da avere la possibilità di trovare un sostituto. Per quanto riguarda la retribuzione da corrispondere alla badante, ricordiamo che non potrà essere diminuita. Generalmente, infatti, lo stipendio include anche vitto e alloggio, spese non corrisposte se la collaboratrice domestica non si trova sul posto di lavoro. Ciò non deve far cadere nella tentazione di sottrarre la cifra di riferimento. Se al mese la bandate prendere 1.700 euro con 1.300 euro pagati in busta paga e 400 considerati per vitto e alloggio, durante le ferie il datore dovrà corrispondere interamente 1.700 euro in busta paga.
Mai cercare di ridurre i giorni di riposo spettanti. Anche se la badante non va in vacanza ha diritto a tutti i 26 giorni di ferie all’anno e il datore di lavoro non può convincerla del contrario. È illegale anche la richiesta di ridurre i giorni di ferie pagando la parte restante. La monetizzazione delle ferie, infatti, è concessa dalla Legge solamente in caso di licenziamento o dimissioni volontarie. In ogni altro caso si commette un illecito denunciabile.
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