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Pensioni

Sistema contributivo per il calcolo della pensione: attenzione, è ufficiale: ecco da quando sarà in vigore?

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Si ricorrerà solamente al sistema contributivo per calcolare l’importo della pensione. Ecco tutte le novità in arrivo.

L’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha rivelato che in futuro tutte le pensioni verranno calcolate ricorrendo al solo sistema contributivo. Cosa cambia?

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La Fornero ha dichiarato che, per introdurre maggiori strumenti di flessibilità in uscita, sarà necessario un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno pensionistico.  Tale sistema, infatti, è l’unico in grado di assicurare una maggiore stabilità e, dunque, dovrà essere il pilastro della prossima Riforma delle pensioni.

Nonostante comporti delle penalizzazioni sull’importo spettante, consente di preservare i conti pubblici. Per tale motivo, dopo il completo passaggio dal retributivo al contributivo, sarà possibile parlare di pensionamento anticipato. Attenzione, però, perché il sistema contributivo considera solo i contributi realmente versati dal lavoratore e, quindi, la cifra della pensione sarà minore se l’anzianità previdenziale e gli stipendi non sono elevati.

Sistema contributivo: ecco la data della “rivoluzione”

La Legge Fornero del 2011 ha stabilito il cambiamento dal sistema retributivo a quello contributivo di calcolo della pensione. Attualmente, però, la maggior parte degli assegni dipendono dal sistema misto; dunque, per metà retributivo e per metà contributivo.

Nello specifico, il sistema di calcolo misto agisce secondo tale schema:

  • per i contributi versati prima del 1° gennaio 1996, si adotta ancora il meccanismo retributivo;
  • per i versamenti, invece, successivi, si impiega il sistema contributivo.

La legge, però, prevede un’eccezione. Coloro che hanno accumulato 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, possono beneficiare del calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011 e contributivo per il periodo successivo.

Ad oggi, ovviamente, il numero di lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1995 è in aumento. Si arriverà, dunque, al punto in cui si applicherà per tutti il sistema contributivo puro. Secondo le prime stime, questo avverrà nei primi anni del 2030. I pensionati di quegli anni, quindi, percepiranno un assegno calcolato solo su tale meccanismo.

Questo processo, tuttavia, è inevitabile se si vogliono davvero introdurre forme di flessibilità in uscita e consentire l’accesso alla pensione ad una platea di contribuenti molto più estesa.

Approfondisci anche: “Pensioni 2023, l’idea della riforma Fornero è sempre presente e gli scenari sono preoccupanti“.

Le novità principali del nuovo metodo di calcolo

Attraverso il metodo contributivo, l’importo della pensione è determinato esclusivamente sulla base dei versamenti previdenziali del lavoratore. È questo il motivo per il quale coloro che vanno in pensione prima riceveranno una pensione più bassa.

Questo sistema, però, riesce ad assicurare stabilità alle casse dello Stato e, per tale ragione, solo quando sarà l’unico a disposizione, sarà possibile parlare di flessibilità. Per il momento, la Legge Fornero permette il pensionamento a 64 anni (invece che a 67) solo quando l’ammontare dell’assegno è pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale.

È fondamentale prevedere un importo minimo, perché, in caso contrario, l’anticipo del congedo dal mondo del lavoro porterebbe ad una pensione molto bassa, incapace di assicurare il sostentamento del cittadino, costringendo lo Stato ad intervenire con sussidi economici.

Il sistema contributivo, inoltre, stabilisce una soglia minima anche per i lavoratori che vogliono usufruire della pensione di vecchiaia a 67 anni. L’assegno, infatti, deve essere pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale; per il 2022, la cifra è fissata a 700 euro. Questo significa che, coloro che non riescono a raggiungere un simile importo, dovranno continuare a lavorare fino alla maturazione del requisito e, se necessario, fino a 71 anni.

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