La riforma delle pensioni sta diventando un miraggio a cui aggrapparsi in tempi difficili. La fine dell’anno si avvicina e nessun passo in avanti sembra essere stato fatto.
Il dibattito sulle modifiche al sistema pensionistico italiano è lontano da una risoluzione. Si spera che una soluzione arriverà entro il 2022 ma lo scetticismo avanza.
Sembra essere il momento più adatto per una crisi di Governo? Perché i politici che dovrebbero tutelare gli interessi della popolazione indipendentemente da ruolo e posizione si comportano come bambini dell’asilo? Gli italiani desiderano, anzi pretendono, una classe dirigente che risollevi il Paese dal profondo baratro in cui si trova. Far finta che vada tutto bene è un impegno a tempo pieno per i cittadini che devono poter avere fiducia in una risoluzione rapida di tutte le problematiche. Cosa rimane altrimenti? Delusioni, timori, incertezze, si meritano solo questo i cittadini? Ci si domanda cosa ne sarà, adesso, del tema della riforma delle pensioni da mesi messo da parte a causa di questioni più gravi da affrontare per l’esecutivo. La speranza che entro la fine del 2022 si giunga ad una riforma strutturale, sostenibile, moderna e vantaggiosa per i lavoratori sta diventando sempre più flebile.
Urge una riforma delle pensioni capace di creare un sistema pensionistico strutturale, contemporaneo, sostenibile per cittadini e casse dello Stato. Servono direttive valide che non penalizzino i lavoratori, che salvaguardino il potere d’acquisto delle pensioni e diano fiducia a chi è prossimo all’uscita dal mondo del lavoro.
Il dibattito non è in completa fase di stallo; giungono suggerimenti da parte dei sindacati e del CNEL ma si tratta di ipotesi lanciate su un tavolo impolverato che rimarranno lì chissà per quanto tempo. In realtà il tempo a disposizione non è molto. La Legge di Bilancio 2023 dovrebbe contenere indicazioni chiari sul nuovo sistema pensionistico. Lo pretendono i cittadini, lo pretende il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e lo esige Bruxelles.
La proroga di Opzione Donna e dell’APE Sociale sembra essere certa mentre aumentano i dubbi su Quota 102 e sulle conseguenze della scadenza prossima della misura. Le voci, poi, hanno più volte accennato al ritorno della Legge Fornero e ora diventano più insistenti soprattutto in seguito alla crisi di Governo. Sarebbe un duro colpo per i lavoratori che non hanno mai gradito e continuano a non essere contenti del sistema di calcolo contributivo. I motivi sono evidenti, l’assegno pensionistico diventa sempre più basso e le previsioni per il futuro sono pessime. Il divario tra stipendio e pensione sarà destinato a crescere peggiorando la qualità di vita dei pensionati. La riforma delle pensioni dovrebbe prevedere un sistema diverso, che non penalizzi i lavoratori con meno contributi e che risulti più simile al calcolo retributivo. Cosa accadrà? Al momento nessuno può dirlo, l’autunno sarà probabilmente la stagione della consapevolezza.
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