Detta così, microchimerismo, suona “troppo” scientifico e anche un po’ freddo. Ma è il nome dato al “sesto senso delle madri”.
La Scienza, lo sappiamo, ha cercato e sta cercando di spiegare tutto ciò che ci circonda. Da tempo immemore. Vari nomi e classificazioni sono passate attraverso i secoli e l’evoluzione umana, ma lo scopo è sempre quello: sapere il “perché”.
E se ci facciamo caso, “perché” è una di quelle “nenie” che i nostri figli ci regalano, tra allegria e sfinimento. I bambini, pur non sapendo nulla e non avendone bisogno, sentono l’esigenza di comprendere. Esigenza che (forse sarebbe meglio non svelargli) si porteranno dietro tutta la vita. Come ad esempio il motivo per cui si sviluppa un amore incondizionato tra la mamma e il proprio piccolo.
Intendiamoci, nessuno vuole sminuire il ruolo del padre nel corretto sviluppo del bambino. Non possiamo e non dobbiamo farlo. Però la scienza ha dimostrato un evento chimico che accade proprio durante la gravidanza, e che potrebbe spiegare come mai la mamma “sente maggiormente” i bisogni e le emozioni del proprio figlio.
Chi scrive questo articolo è madre di due figli. Orgogliosamente. Una mamma che si è imbattuta per caso in un articolo della rivista Focus che spiegava, studi scientifici alla mano, cosa succede fisiologicamente parlando ad una donna quando rimane incinta. E anche quando abortisce, perché magari ci sono complicanze di vario genere.
C’è un fenomeno chiamato microchimerismo, che avviene tutte le volte che una donna concepisce un bambino. Con l’aiuto del papà, ci teniamo a sottolinearlo. Sempre orgogliosamente. L’evento naturale, in realtà, è conosciuto da molto perché avviene in diversi mammiferi. Oggi però un nuovo studio amplifica le conoscenze, regalandoci la “conferma scientifica” a ciò che in fondo sapevamo da sempre.
Gli studi hanno realizzato che “Durante la gravidanza un piccolo numero di cellule del feto attraversa la placenta per entrare nella circolazione sanguigna della madre e annidarsi nei tessuti“. In pratica, lascia un’impronta permanente nel corpo della madre, che rimane anche per diversi anni.
Anche se terminata la gravidanza il corpo della madre “si libera” delle cellule fetali rimaste, ce n’è sempre una parte che rimane. Il fenomeno si amplifica durante le gravidanze gemellari. Questa “memoria fisica” sembrerebbe dare spiegazione scientifica all’istinto materno, all’attaccamento che una madre prova per il suo bambino fin da quando capisce di essere rimasta incinta.
Infatti queste “microchimere fetali” potrebbero insediarsi nella tiroide e regolare alcune funzioni del corpo materno, come l’allattamento ma anche l’istinto di protezione verso il figlio. Tutto questo, anche se si tratta di una spiegazione scientifica, non toglie la magia che si prova nel dare alla luce una nuova vita, e nel comprendere come essa sia ancora un grande mistero, nonostante il desiderio di carpirne ogni segreto.
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