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L’Aspartame fa male ed è un ‘pericolo pubblico’, ecco come riconoscerlo e in quali cibi si trova

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L’Aspartame fa male, e lo dicono da anni gli studiosi con prove alla mano. Come riconoscerlo e tutelarsi.

Eppure l’Aspartame, e dolcificanti sintetici similari, si trovano in tantissimi alimenti che mangiamo tutti i giorni. Forse inconsapevoli dei rischi per la salute o forse no. Gli esperti lanciano comunque un nuovo allarme.

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I dolcificanti artificiali vennero ritenuti sicuri almeno fino ai primi anni 2000, quando però alcuni studiosi cominciarono ad “approfondire la questione”. E sono davvero tante le ricerche che hanno dimostrato gli effetti nocivi dell’uso di Aspartame.

Nel 2006 un importante studio effettuato dall’Istituto Ramazzini di Bologna andò a confermare ciò che altri avevano precedentemente dimostrato. I dottori Morando Soffritti e Fiorella Belpoggi produssero dati sconcertanti: insorgenza di cancro in oltre il 90% dei topi e ratti esposti all’aspartame, anche a basse dosi. 

Cosa ci dicono gli studi scientifici

Uno degli ultimi studi è stato pubblicato ad Aprile 2021 sulla rivista scientifica BMC Envirmental Healt. Il suo titolo Aspartame and cancer – new evidence for causation non lascia spazio a molti dubbi. In un estratto dello studio, pubblicato in lingua originale, si afferma quanto segue.

Nuove scoperte confermano che l’aspartame è un cancerogeno chimico nei roditori. Confermano la scoperta molto preoccupante che l’esposizione prenatale all’aspartame aumenta il rischio di cancro nella prole di roditori. Convalidano le conclusioni degli studi originali dell’Istituto Ramazzini“.

Ma tra le considerazioni pubblicate nello studio, è chiaro che ad essere in pericolo non sono i roditori, bensì gli umani. Soprattutto bambini e donne in gravidanza, che magari sono più portati a consumare cibi “senza zucchero”.

Il problema dell’Aspartame, infatti, nasce dal fatto che le persone pensano sia una valida alternativa allo zucchero classico, poiché privo di calorie. Il che è tecnicamente vero: l’Aspartame ha un effetto dolcificante centinaia di volte superiore allo zucchero raffinato e zero calorie. Ma evidentemente ha effetti collaterali sulla salute.

Non dobbiamo dimenticare che l’industria alimentare ha tutto l’interesse affinché gli zuccheri artificiali siano ammessi. Costano poco e rendono tantissimo.

L’accusa anche da parte di uno studio francese del 2022

Fino ad ora abbiamo parlato di Aspartame ma come accennato all’inizio dell’articolo le sostanze artificiali sono diverse. Uno studio francese effettuato a marzo scorso ha analizzato i rischi nel consumo di Aspartame, Acesulfame-k a Sucralosio. La ricerca ha ampliato altri studi fatti in passato, ma le conclusioni seno sempre – purtroppo – le medesime. “Rischio di cancro”.

L’Aspartame fa male, ecco come riconoscerlo e in quali cibi si trova

Nonostante tutte le evidenze scientifiche prodotte in questi anni, Efsa e Fda continuano a ritenere l’Aspartame “sicuro”. L’autorità europea non ha ancora modificato la quantità giornaliera massima, che è di 40 mg. per chilo di peso corporeo.

Il dottor Landrigan, invece, coautore dell’ultimo studio, afferma fortemente che è necessario rivedere le attuali normative e ricalcolare i limiti di assunzione/esposizione umana all’Aspartame.

Nel mentre che il dibattito continua, noi possiamo difenderci conoscendo meglio questi tipi di zuccheri artificiali, così da evitare se vogliamo il loro consumo. Innanzitutto, le Leggi Europee obbligano le industrie alimentari a indicare la presenza dei dolcificanti sintetici. Nelle etichette dunque possiamo trovare:

  • l’Aspartame con la sigla E951
  • l’Acesulfame-K con la sigla E950
  • e il Sucralosio con la sigla E955

Questi dolcificanti vengono usati in tantissimi prodotti: bibite gasate e non, salse e sughi, nei chewing-gum, nei cereali per la colazione, snack e merendine, marmellate, persino nei gelati. In tutti quei prodotti in cui si accentua il fatto che sono “Dietetici” oppure “Light”.

(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

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