Il tema pensioni è particolarmente caldo dopo lo scioglimento delle Camere. Il ritorno della Legge Fornero sta diventando un incubo ad occhi aperti, ci sono delle valide alternative?
Siamo pronti per dipingere i possibili scenari del sistema pensionistico nel 2023. Useremo i colori più accesi o ci lasceremo rattristare dal nero e dal grigio?
La riforma del sistema pensionistico è caduta insieme al Governo. I lavoratori si ritrovano nuovamente in mare aperto non sapendo quando raggiungeranno la terra ferma della pensione. I dubbi riguardano l’età pensionabile e il sistema di calcolo applicato per stabilire l’importo dell’assegno pensionistico. Quest’ultimo aspetto preoccupa particolarmente in relazione all’univoca attuazione del sistema contributivo. Si prevedono tempi duri per i neo pensionati se la promessa di una riforma vantaggiosa non verrà realizzata. L’ipotesi ad oggi più plausibile è anche quella più pessimistica, il ritorno della Legge Fornero a partire dal 1° gennaio 2023. Parliamo del sistema voluto da Elsa Fornero durante il Governo Monti che stabilisce l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni oppure anticipatamente con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) accettando un taglio dell’assegno.
Quota 100 e Quota 102 hanno sostituito la Legge Fornero negli ultimi anni ma il 31 dicembre Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) andrà in pensione e se non ci saranno valide alternative la Legge Fornero riprenderà possesso della scena. Ma quali sono queste possibili strade alternative?
Una prima ipotesi è un prolungamento di Quota 102 fino a che non si troverà un sistema migliore. C’è, poi, chi lancia l’idea di Quota 41 per tutti i lavoratori ma i costi dell’impresa sarebbero troppo alti (41 anni di contributi senza condizioni anagrafiche). Un’ulteriore proposta è avanzata dall’INPS che pianifica l’uscita dal mondo del lavoro a 63 anni con 20 anni di contributi. Fino ai 67 anni si riceverebbe solamente la quota calcolata in base ai contributi versati per poi raggiungere la somma intera superata la soglia limite. Il costo sarebbe di 3 miliardi di euro in tre anni, inferiore ai 4 miliardi preventivati in un anno (successivamente 9 miliardi) per Quota 41 estesa a tutti i lavoratori.
Passiamo ad un’ultima proposta per le pensioni del 2023. L’uscita dal mondo del lavoro sarebbe prevista a 64 anni di età con minimo 35 anni di contributi versati. Condizione necessaria aver maturato un assegno pensionistico pari almeno a 2,2 volte l’importo dell’assegno sociale ossia 1.029,842 euro.
Occorrerà attendere qualche mese, poi, per conoscere il futuro dell’APE Sociale e di Opzione Donna. Il pensionamento anticipato sarà ancora possibile nei termini attuali? Il Governo Draghi aveva garantito la proroga, ora cosa accadrà? Si ipotizza la conferma di Opzione Donna dato che non influisce sulle casse dello Stato ma per conoscere le vere direttive bisognerà aspettare.
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