Non è la prima volta che un razzo cinese mette in allarme tutto il mondo. Già altre volte era capitato, e adesso cosa succederà?
La “pessima notizia” è che nonostante tutte le strumentazioni in possesso dei vari Paesi, non è possibile sapere dove cadrà il razzo. O quello che ne rimane. Alcune zone potrebbero essere più a rischio.
La missione cinese si è conclusa e adesso alcune parti di un razzo da 21 tonnellate rischiano di “caderci addosso” da un momento all’altro. Il razzo era partito per rifornire di strumentazione la stazione spaziale cinese. Non mancano le polemiche, perché non si tratta di un “incidente” ma di una “caduta prevista-incontrollata” che però sembra non rispetti gli standard di sicurezza.
L’atterraggio di parti di moduli è prevista dalle missioni spaziali, ma si tratta di pezzi che non devono superare determinate dimensioni. Solitamente la caduta di componenti dei razzi non causa allarme poiché le parti sono di poche tonnellate. In questo caso sembra invece che la parte del razzo arrivi a 25 tonnellate, ovvero qualcosa che potrebbe causare danni ingenti.
Su ANSA leggiamo le preoccupazioni di Luciano Anselmo del Cnr che vanno proprio in questa direzione e anche le dichiarazioni di Bill Nelson, amministratore della Nasa. Che “accusa” Cina e altri di procedure non idonee. “È chiaro che la Cina non sta rispettando gli standard di responsabilità per quanto riguarda i loro detriti spaziali. È fondamentale che la Cina e tutte le nazioni che viaggiano nello spazio, come anche le entità commerciali, agiscano in modo responsabile e trasparente. Per garantire la sicurezza, la stabilità e la sostenibilità a lungo termine delle attività nello spazio”.
Non è la prima volta, tra l’altro, che la Cina fa “preoccupare” il mondo. Infatti nel 2020 un altro razzo mise “in allerta” gli Stati Uniti, anche se poi precipitò nell’Oceano Atlantico. E pochi mesi fa, ad aprile, un altro modulo cinese precipitò vicino alle Maldive. Adesso si cerca di capire dove potrebbero finire alcuni detriti del razzo, e quando potrebbe accadere.
Le prime stime ci dicono che la “collisione con la Terra” potrebbe già avvenire da domani 30 luglio fino al 1 agosto. Naturalmente, non cadrà l’intero razzo ma la sua parte centrale o alcuni detriti. Che potrebbero resistere ala disintegrazione dello stesso a contatto con l’atmosfera. Detriti che se anche di piccole dimensioni possono fare molti danni. Soprattutto se arrivano in zone popolate.
Le tecnologie applicate sui razzi ad oggi permettono di controllare i rientri sulla Terra ma non sempre possiamo stare “sicuri”. Ci sono alcune zone del Sud del mondo che secondo gli esperti sono più a rischio. Ma in questo caso sembra che anche l’Italia possa rientrare nella traiettoria del razzo.
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