Il Decreto Aiuti Bis introdurrà interventi volti a sostenere i cittadini contro l’inflazione. Le misure accontenteranno tutti i contribuenti o lasceranno con l’amaro in bocca una parte di essi?
Aumenti in busta paga e rivalutazione anticipata delle pensioni, queste le mosse del DL Aiuti. E i disoccupati, percettori di RdC, lavoratori autonomi e precari quali vantaggi avranno?
Il Decreto Aiuti Bis introdurrà, probabilmente, un nuovo taglio del cuneo fiscale per aumentare le buste paga e anticiperà la perequazione delle pensioni per garantire un cedolino della pensione più ricco. Ottime notizie, dunque, per i lavoratori dipendenti e per i pensionati. E il resto dei cittadini? Il riferimento è a quelle categorie che hanno ricevuto o riceveranno entro ottobre il Bonus 200 euro. Parliamo dei lavoratori autonomi – per i quali ancora si attende il Decreto attuativo – dei percettori Naspi, Dis-COLL, dei percettori del Reddito di Cittadinanza e dei precari. Questi cittadini non hanno il diritto di essere aiutati dal Governo al pari dei dipendenti e dei pensionati? L’inflazione avanza galoppante per tutti e mette in crisi ogni famiglia italiana. In ogni caso, ad oggi è certo che gli aumenti si limiteranno alle due categorie citate ma di quali somme stiamo parlando?
Risorse da 14,3 miliardi di euro verranno utilizzate mettere in atto due misure alternative al Bonus 200 euro dedicate a dipendenti e pensionati con reddito personale inferiore a 35 mila euro. Iniziamo dagli aumenti in busta paga che dovrebbero arrivare grazie al nuovo sgravio contributivo dell’1,8% raggiunto grazie alla somma del precedente esonero dello 0,8% con il nuovo sconto fissato all’1%.
Con l’approvazione del Decreto Aiuti Bis, i lavoratori potranno sapere se lo sconto verrà applicato per sei mesi (da luglio a dicembre) o solo per gli ultimi 4 mesi dell’anno (da settembre a dicembre). Dal 1° gennaio, poi, dovrebbero esserci interventi strutturali che adegueranno stabilmente le retribuzioni al costo della vita. Per comprendere a quanto ammonterà il previsto aumento nell’eventualità del taglio per sei mesi indichiamo come cifra di riferimento 260 euro lordi – 195 euro netti – per uno stipendio di 20 mila euro all’anno. Scendendo a quattro mesi, l’aumento sarà di 227 euro lordi – 170 netti – per una retribuzione di 20 mila euro.
Per le pensioni è previsto un anticipo della perequazione al 2% oppure un anticipo dell’intero indice di inflazione pari al 5,3%. In ogni caso, la rivalutazione sarà del 100% solo per i pensionati con reddito fino a 4 volte la pensione minima, del 90% da quattro a cinque volte e del 75% sopra le cinque volte. Se la scelta finale dovesse essere l’anticipo al 2% gli aumenti previsti per una pensione di 20 mila euro all’anno saranno di 133 euro. Sale a 264 euro l’aumento con l’anticipo del 5,3%.
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